sabato, Aprile 20, 2024
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Ritrovate mine inesplose nel porto di Napoli

Quattro sono gli ordigni rinvenuti nel porto in mattinata nella zona di Stazione Marittima, dove tra l’altro dovranno approdare le navi d’appoggio delle Universiadi. Altre quattro mine sono state trovate nel corso dell’anno e si teme che con questo passo dando fondo a un’ancora si potrebbe centrare un ordigno. Questi avvenimenti mettono in luce lo spreco del denaro atto alla bonifica dell’area del porto: prima di iniziare le escavazioni, infatti, si è sondato soltanto un metro di sabbia di profondità. I soldi sono stati praticamente gettati in mare, dato che dai tempi delle guerre mondiali ad ora sicuramente si è accumulato ben più di un metro di sabbia.

La faccenda è iniziata ed è divenuta rilevante quando, per la realizzazione della nuova Darsena di Levante, dove sarà ubicato il Terminal Container.

Perciò, prima degli escavi, è stata eseguita la già citata bonifica per un metro.

Un’operazione preventiva e funzionale alla creazione di sicurezza nei cantieri, in quanto permette di valutare cosa è presente al di sotto del terreno e dei fondali, fornendo un importante parametro di sicurezza”. Così diceva il progetto. E abbiamo visto. “Per bonifica da ordigni inesplosi si intende una serie di fasi operative che riguardano la ricerca, la localizzazione, l’individuazione, l’esame, la disattivazione, la neutralizzazione e/o rimozione di residuati bellici risalenti al primo e al secondo conflitto mondiale”. E infine. “Le aree di intervento: le aree che saranno sottoposte ai lavori di bonifica superficiale coprono uno specchio acqueo d 1.864.100 metri quadrati, ovvero le aree interessate all’escavo delle sabbie dei fondali del porto da immergere nelle vasche di colmata della nuova darsena, sia le aree interessate dalle attività di recupero di reperti di archeologia subacquea”.

L’importo del bando di gara, firmato dall’ex-commissario Francesco Karrer il 27 Febbraio 2014, era di 3.009.560,00 euro destinati alla bonifica bellica dei fondali del porto a valere sui fondi Fesr 2007-2013. La gara venne aggiudicata nel 2015, durante il commissariamento dell’ammiraglio Antonio Basile, all’Ati Sogelma srl (che ha sede a Scandicci, FI) per l’importo di euro 2.266.398,18 al netto del ribasso del 25,11%. I lavori vennero ultimati nel dicembre del 2015 e la spesa dei fondi fu rendicontata alla Commissione europea e alla Regione Campania.

In corso d’opera fu anche approvato un verbale di concordato di nuovi prezzi con delibera 400 del 11 dicembre 2015 per il “recupero di materiali ferrosi interferenti con le attività di rilevamento” e per il pagamento di “lavori e somministrazioni su fatture”, che ha portato a un aumento dei lavori di 160mila euro. A tal punto sembra quasi una presa in giro la “Dichiarazione di garanzia” depositata in Capitaneria di Porto il 4 dicembre 2015, che asserisce: “…le aree si intendono garantire fino a quota -1,0 m dal fondale”.

Il risultato è stato chiaramente inutile relativamente al prezzo: il 14 ottobre 2017 si dava il via al cantiere del dragaggio nel porto di Napoli. 25,5 milioni di euro per dragare oltre 1,3 milioni di metri cubi in 14 mesi, con la necessità di un’ulteriore bonifica dove già ne era stata fatta una.

Ora il Comune investe altri 243mila euro per bonificare, certo, ma soltanto i fondali dell’area già bonificata relativa al dragaggio.

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