giovedì, Aprile 18, 2024
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Reddito di cittadinanza, solo il 30% è occupabile

Lunedì 2 Settembre partono le convocazioni dai centri per l’impiego per la prima porzione di beneficiari del reddito di cittadinanza “occupabili”. Sarebbero coloro che hanno iniziato a percepire il sussidio nel periodo fra aprile e luglio e che, se ne hanno i requisiti, devono essere inseriti nel programma di ricerca di un impiego firmando il patto per il lavoro.
Sono circa 350mila nuclei, intorno al 30% domande per ottenere il Rdc accolte dall’Inps nello stesso arco temporale (intorno al milione). In numeri assoluti (cioè “singole persone”) parliamo di 704.595 beneficiari. Secondo la legge, infatti, è convocabile dai Cpi non solo l’intestatario del reddito, ma tutti i maggiorenni della famiglia non occupati o che non frequentano un regolare corso di studi.

La maggior parte dei 704mila indirizzati al patto per il lavoro si trova in Campania (178.370 persone). Al secondo posto la Sicilia (162.518), poi la Calabria (64.057) e la Puglia (50.904). In queste quattro regioni meridionali si concentra il 64,7% dei soggetti occupabili. Nel Lazio le persone da avviare a percorsi di politica attiva sono 37.939, in Lombardia 33.598; in Piemonte 30.273, in Toscana 21.922, in Emilia Romagna 16.223, in Veneto 14.535.

Entro i 30 giorni dall’ottenimento della card sarebbe dovuta scattare la fase 2, legata alla politica attiva. Una combinazione di diversi problemi, dalla trattativa con le regioni, alla selezione, chiusa a giugno, per assumere 2.980 navigator, all’ infrastruttura tecnologica ancora in via di creazione, hanno “allungato” la tempistica originaria nonostante i beneficiari abbiano continuato a percepire le somme.

In base al nuovo accordo fra Anpal e Regioni, concordato prima della pausa di Ferragosto, i centri per l’impiego, a partire dal 2 settembre, avranno 30 giorni di tempo per convocare i soggetti interessati: potranno utilizzare qualsiasi “modalità” di chiamata (anche SMS o mail) a causa del ritardo nel decollo della nuova piattaforma web integrata. Non saranno chiamati i beneficiari della pensioni di cittadinanza o gli over 65, i disabili (che possono però aderire volontariamente), i componenti della famiglia con impegno di cura per bambini sotto i 3 anni o per persone non autosufficienti. Non dovranno essere chiamati poi i soggetti che hanno già sottoscritto un patto di servizio perché si sono recati volontariamente presso un Cpi.

Le persone che hanno già un patto di servizio dovranno essere convocate per stipulare il patto per il lavoro. Saranno poi informati circa gli obblighi connessi al reddito di cittadinanza. I soggetti invece che hanno in corso una misura di politica attiva proseguono e saranno poi convocati dai Cpi per la stipula del patto per il lavoro entro 30 giorni dal termine dell’intervento. Entro il 15 dicembre poi i Cpi effettuano la presa in carico, con la verifica delle fattispecie di esclusione-esonero.

Il patto per il lavoro rappresenta l’avvio della Fase 2 del reddito di cittadinanza. Quest’ultima è legata all’ attivazione del percettore: un piccolo aiuto, spiegano da Anpal, è rappresentato dalla disponibilità nell’ ambito del sistema informativo nazionale di una funzionalità per raccogliere le offerte di lavoro espresse dalle imprese. Il patto serve ad identificare le competenze possedute e prevede che si accetti almeno una delle tre offerte di impiego congrue che verranno avanzate.

La “coerenza”, in base alla legge, segue tre principi: la coerenza tra l’offerta di lavoro e le competenze, la distanza dal domicilio, la durata dello stato di disoccupazione. Nei primi 12 mesi di fruizione del “reddito di cittadinanza” sarà congrua la prima offerta se entro 100 chilometri di distanza dalla residenza (o comunque raggiungibile con un massimo di 100 minuti con i mezzi pubblici), la seconda entro i 250 chilometri e la terza sull’ intero territorio italiano. Dopo 12 mesi anche per la prima offerta la “congruità” è riconosciuta se si è entro i 250 chilometri.

In Campania, nel frattempo, continua invece il caso dei navigator. I quattro al quarto giorno di sciopero della fame si sono rivolti al premier incaricato Giuseppe Conte. Si aspettano che il presidente sciolga i nodi e permetta ai 471 idonei di prendere posto nei centri d’impiego.

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