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Antigone al Teatro Bellini di Napoli: la recensione

Dal 7 al 12 gennaio 2020 al Teatro Bellini di Napoli andrà in scena Antigone, prodotta dal Teatro Stabile di Catania, con la regia di Laura Sicignano.

Le grandi opere della letteratura classica, si sa, si prestano a numerosi riadattamenti e alle più disparate attualizzazioni. La tragedia di Antigone forse più di tutte. L’eroina tragica che si oppone alle leggi dello Stato, per obbedire a quelle della morale e dell’etica, è infatti spesso rappresentata come una sorta di “femminista ante litteram”.

Nelle note di regia, è la stessa Laura Sicignano a dichiarare:

«Antigone è un mito fertile: non smette di parlare al presente e di generare riflessioni sulla società di ogni epoca. (…) La nostra Antigone non dimentica il presente, ma non vuole esserne cronaca. (…) Sarà poi lo spettatore ad accogliere la proposta di riflettere su quanto riusciamo a smuovere».

Nello spettacolo del Bellini, tradotto e adattato da Laura Sicignano e Alessandra Vannucci, la tragedia rispetta invece abbastanza fedelmente l’opera originale di Sofocle. Non ci sono attualizzazioni  o rimaneggiamenti evidenti nel testo. È dunque riproposta tutta la classicità della tragedia di Antigone, ma con un linguaggio più concreto e immediato.

La vicenda inizia subito dopo gli avvenimenti dei Sette contro Tebe (tragedia di Eschilo, il cui argomento è la guerra civile di Tebe). Eteocle e Polinice, discendenti di Edipo (defunto re di Tebe) si sono reciprocamente uccisi in duello. Creonte, ora re di Tebe, vieta la sepoltura di Polinice, considerato traditore della patria, ma Antigone riesce a seppellire di nascosto il fratello. Il re la condanna dunque a morte, nonostante suo figlio Emone (interpretato da Luca Iacono) sia innamorato di lei.

Una delle battute di Antigone più dense di pathos e che più fa riflettere è senza dubbio una di quelle rivolte a Creonte: Non pensavo che un decreto scritto da te, che sei solo un uomo, potesse sovvertire le leggi degli dei.

L’Antigone sul palco del Bellini

L’attrice Barbara Moselli riesce perfettamente ad incarnare la fierezza e l’incorruttibilità di Antigone, sin dalla scena iniziale. La struttura a dittico, di cui è caratterizzata la stessa tragedia di Sofocle, contraddistingue anche lo spettacolo del Bellini. Il palco infatti risente dell’assenza della figura dell’eroina tragica, dopo la sua morte.

L’adattamento ha operato interventi soprattutto sul Coro, rappresentato da un gruppo di soldati e dalle loro singole voci. Inoltre è proprio il coro di soldati ad accompagnare l’entrata in scena di Creonte, magnificamente interpretato da Sebastiano Lo Monaco.

Un personaggio rappresentato in una maniera un po’ “fuori dagli schemi” è Tiresia, interpretato da Franco Mirabella. L’attore riesce nfatti brillantemente ad incarnare la confusione delle profezie dell’indovino.

Una delle note più suggestive dell’Antigone in scena al Bellini è l’originale musica, eseguita dal vivo da Edmondo Romano. Gli strumenti a sua disposizione sono vari e accompagnano tutto lo spettacolo, rievocando un po’ anche la non distinzione tra testo e musica nel teatro dell’antica Grecia.

Gli 80 minuti di spettacolo, senza intervallo, dunque non stancano. Nel contrasto tra Creonte e Antigone (la cui etimologia significa appunto “nata contro”), nell’opposizione tra il rispetto delle leggi dello stato e quelle morali, la Sicignano ha inserito la complessità tematica dell’opera di Sofocle.

Scegliere di stare dalla parte dell’uno o dell’altra non è facile, entrambi sono infatti accomunati da un destino tragico e infelice. La rovina dei due protagonisti è anche ben rappresentata dalla scenografia di Guido Fiorato: le rovine di un palazzo, sempre più decadente, campeggiano sullo sfondo del palcoscenico.

Per avere informazioni sull’intero cartellone del Teatro Bellini di Napoli clicca qui!

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