venerdì, Aprile 19, 2024
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I Måneskin trionfano a Sanremo con “Zitti e buoni”

La settantunesima edizione del Festival si conclude con una vittoria inaspettata. Sul podio anche Francesca Michielin e Fedez ed Ermal Metal.

Un festival inedito e che, speriamo, non dovrà più ripetersi in queste condizioni ha visto trionfare i Måneskin. La band, esplosa dopo la partecipazione nel 2017 a X-Factor, ha guadagnato la vittoria in modo quasi inaspettato grazie all’intervento del televoto. Si conclude un’edizione inedita del Festival con i saluti – per il momento – definitivi del direttore artistico Amadeus e di Fiorello che riceve il “Premio Città di Sanremo”. Tra gli ospiti grandi nomi della musica italiana come Michele Zarrillo, Umberto Tozzi, Riccardo Fogli e Paolo Vallesi. La divina Ornella Vanoni offre un inconsapevole siparietto prima con Fiorello e poi con Amadeus e si fa accompagnare al pianoforte dal secondo classificato dell’anno scorso, Francesco Gabbani. E ancora, Giovanna Botteri fa ripercorrere l’inizio della pandemia e Alberto Tomba e Federica Pellegrini aprono il televoto per la scelta del logo di Milano-Cortina 2026.

I vincitori effettivi e morali

Sono i Måneskin i settantunesimi vincitori del Festival di Sanremo che portano a casa il trofeo grazie alla loro “Zitti e buoni“. Superano Francesca Michielin e Fedez arrivati in seconda posizione ed Ermal Meta che guadagna la medaglia di bronzo, oltre al premio Bigazzi per la migliore composizione musicale deciso dall’orchestra.

E il web si diverte a pensare che sia tutta opera di Orietta Berti, classificata nona con il suo brano “Quando ti sei innamorato“. È lei, infatti, ad essere stata la protagonista indiscussa di questo Festival, diventando l’eroina dei social. Tutto comincia ancora prima del suo debutto, quando in un’intervista afferma di essere stata inseguita dalla polizia mentre, passate le 22, si dirigeva alla sua prova costumi. Il successo continua quando, sempre durante un’intervista, dice che le piacerebbe fare un duetto con Ermal Metal (Meta) e i Naziskin (Måneskin), entrambi finiti poi sul podio. E anche nel secondo posto di Fedez sembra esserci il suo zampino, perché proprio ieri pomeriggio il rapper milanese, durante una diretta Instagram, ha per sbaglio aggiunto alla conversazione il fanclub ufficiale di Orietta. Insomma, nonostante la sua posizione in classifica, una veterana come Orietta Berti si è dimostrata una vincitrice morale del festival, guadagnandosi come premio l’affetto di una fetta ampissima di pubblico.

Lasciando da parte la questione Orietta, tra gli altri vincitori figurano Willy Peyote si guadagna il premio della critica Mia Martini, Premio Lucio Dalla a Colapesce/Dimartino e premiata come miglior testo “Voce” di Madame. 

Il discorso di Ibrahimovič

Saluta l’Ariston anche Zlatan Ibrahimovič, una vera e propria rivelazione di questa edizione, che sveste il ruolo a lui assegnato in queste serate. Zlatan si prende il palco e offre un discorso sentito, per quanto semplice, e a suo modo lascia la sua impronta su un festival che lo ha visto tra i protagonisti. Si può essere campioni anche se si sbaglia, si è campioni nonostante i goal non segnati: è questo il messaggio che un Ibra quasi commosso vuole rivolgere al pubblico. Impeccabile nei look, simpatico nel ruolo assegnatogli, mai fuori luogo: se in pochi avrebbero scommesso sulla sua presenza al festival, Ibra si è sicuramente rivelato all’altezza della situazione e non ha affatto sfigurato in quel contesto per lui così nuovo.

Il saluto di Achille Lauro

Altro ospite fisso delle cinque serate è stato Achille Lauro che, con cinque quadri, ha omaggiato 5 diversi stili musicali. “Oggi la musica è anche visiva” afferma Lauro in conferenza stampa ed è proprio per questo che ha deciso di portare sul palco dell’Ariston le sue performance. Il suo ultimo omaggio va alla musica classica, ed infatti Lauro offre il suo brano più classico in assoluto: “C’est la vie“. Ma l’esibizione di Lauro gli è servita anche a lanciare un messaggio che, paradossalmente, riesce ad essere molto più penetrante dei precedenti nonostante la sua semplicità. Lauro è trafitto da rose rosse, così come le parole di disprezzo degli addetti ai lavori gli hanno riservato negli anni lo hanno trafitto. “Achille Lauro è vergognoso”, “Da rinchiudere”, “Pagliaccio” sono solo alcune delle parole che la stampa – e non solo – gli hanno dedicato negli anni passati, ma Lauro è pronto a togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Dopo la performance, Amadeus invita Lauro sul palco e il cantante offre una spiegazione alla sua ultima esibizione: le parole possono ferire, proprio come quelle rose conficcate nel suo petto nudo. 

Achille Lauro porta a termine nel modo più classico e d’effetto il suo progetto, anche stavolta spesso contestato. Ma Lauro ci ha da sempre abituati alla rottura degli schemi: una rottura che, spesso, viene compresa solo dopo un po’ di tempo. È bene sottolineare, però, che se non fosse stato per Achille Lauro, molte delle performance che oggi definiamo innovative, probabilmente, non ci sarebbero state. Lauro ha spalancato le porte dell’Ariston all’irriverenza, alla sfacciataggine, ad esibizioni che vanno oltre la musica stessa: per questo motivo, che Dio benedica Achille Lauro!

Rivoluzione Måneskin

E proprio la vittoria dei Måneskin è stata definita una vera rivoluzione del Festival. Una canzone potente come “Zitti e buoni” non può lasciare indifferenti e, unita alle potenti esibizioni della band romana, si è giustamente guadagnata il gradino più alto del podio. Una canzone rock, energica ed insolente, un grido contro le convenzioni e il diritto di essere anti-convenzionali. Nell’edizione più particolare di sempre, anche i vincitori si dimostrano in linea con la sua peculiarità.

E ora per i Måneskin si aprono le porte dell’Eurovision che, dopo l’annullamento dello scorso anno a causa della pandemia, si svolgeranno a Rotterdam il prossimo maggio.

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