venerdì, Maggio 17, 2024
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Ddl Zan: cosa propone la legge e cosa teme la Chiesa

Da giorni si sente parlare della diatriba che coinvolge la Chiesa e il Parlamento italiano e il pomo della discordia è sempre lo stesso: il disegno di legge Zan.

Il ddl Zan e le critiche che gli girano intorno sono, ormai da mesi, al centro di numerosi scontri politici. Negli ultimi giorni, però, anche la Chiesa cattolica ha fatto sentire la sua voce attraverso il segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, il monsignor Paul Richard Gallagher.

Ma come mai il disegno di legge che porta la firma del democratico Alessandro Zan è così aspramente criticato dall’opposizione e, ora, anche dalla Chiesa? Quali sono le paure che fanno muovere questa ondata di malcontento nei confronti del ddl?

Cosa vuole fare il ddl Zan?

Approvato dalla Camera nel novembre dello scorso anno, il disegno di legge Zan non è altro che un’aggiunta ad una legge già esistente: la legge Mancino del 1993. La legge in questione contrasta e sanziona frasi, gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitamento all’odio, l’incitamento alla violenza, la discriminazione e la violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. A tutti queste motivazioni, oggi il ddl Zan vuole aggiungere anche quelle dettate dall’omotransfobia e punire, quindi, chi si macchia di reati d’odio contro i membri della comunità LGBTQA+. Ma non solo: il ddl, infatti, inserisce tra le categorie potenzialmente vittime di crimini d’odio anche le persone diversamente abili.

In 10 articoli il disegno di legge introduce, dunque, nuovi target ad una legge già esistente, stabilisce la volontà dello Stato di voler combattere i crimini d’odio verso le nuove vittime, istituisce la giornata nazionale contro l’omotransfobia il 17 maggio. Inoltre, l’articolo 1 fa chiarezza sulle definizioni di “sesso” (quello biologico o anagrafico), “genere” (qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso), “identità di genere” (l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione) ed “orientamento sessuale” (l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi).

Ma nel ddl è presente anche un articolo importante, del quale spesso non si fa menzione, probabilmente per motivi propagandistici. L’articolo 4, infatti, mette per iscritto come venga tutelata “la  libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte”. Secondo lo stesso articolo, l’unica limitazione imposta alla libera espressione di concetti più o meno condivisibili si ha solamente quando sussiste “il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.

I timori della Chiesa verso il ddl Zan

Nonostante, dunque, il ddl Zan si propone come fine ultimo quello della protezione degli individui più fragili o, comunque, non ancora adeguatamente tutelati dallo Stato italiano, la Chiesa sembra non condividere il pensiero delineato da disegno di legge. Con la nota verbale del 17 giugno, infatti, la Santa Sede si dice preoccupata delle conseguenze che la modifica alla legge Mancino potrebbe subire. Inoltre, sempre secondo la stessa nota, il ddl Zan ridurrebbe “la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato”.

Insomma, la Chiesa teme che le posizioni esplicitamente omofobe di alcuni sacerdoti o membri della Chiesa, se espresse in pubblico, possano essere perseguite come reato in seguito all’entrata in vigore del ddl Zan. Tra le preoccupazioni della Chiesa ci sono, inoltre, l’eventuale impossibilità delle scuole private cattoliche di celebrare la Giornata nazionale contro l’omofobia e l’introduzione dei concetti quali identità di genere ed orientamento sessuale.

Per il momento, però, c’è da dire che la versione ufficiale della Chiesa è che la preoccupazione destata dalla legge Zan è che la protezione di queste nuove categorie sfocino, nella realtà dei fatti, in sentimenti anti-ecclesiastici.

Le parole di Papa Francesco

Una voce fuori dal coro dalla Santa Sede arriva, però, proprio da Papa Francesco. Proprio il vescovo di Roma, che già in passato si era pronunciato in favore anche della comunità arcobaleno, ha rinnovato la sua vicinanza a tutti i suoi fedeli, senza discriminazioni. A chiusura dell’Angelus di domenica scorsa, infatti, Francesco ha affermato:

Non giudicare la realtà personale, sociale, degli altri. Dio ama tutti! Non giudicare, lasciate vivere gli altri e cercate di avvicinarvi con amore.

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