giovedì, Marzo 28, 2024
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L’editoriale di Biden: cosa faranno e cosa non faranno gli Stati Uniti in Ucraina

Riportiamo di seguito la traduzione integrale di un editoriale scritto dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden sul New York Times riguardo la strategia americana nel conflitto attualmente in corso in Ucraina.

«L’invasione che Vladimir Putin pensava sarebbe durata giorni è ora entrata nel suo quarto mese. Il popolo ucraino ha sorpreso la Russia e ispirato il mondo intero con il suo sacrificio, la sua grinta e i suoi successi sul campo di battaglia. Il mondo libero e molte altre nazioni, guidate dagli Stati Uniti, sono accorse al fianco dell’Ucraina con un sostegno militare, umanitario e finanziario senza precedenti nella storia.

Mentre la guerra continua, voglio essere chiaro sugli obiettivi degli Stati Uniti riguardo questi sforzi.

L’obiettivo dell’America è chiaro: vogliamo un’Ucraina democratica, indipendente, sovrana e prospera, che abbia i mezzi per scoraggiare e difendersi da ulteriori aggressioni.

Come ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, questa guerra “finirà definitivamente solo con la diplomazia”. Ogni negoziato riflette i fatti sul campo. Ci siamo mossi rapidamente per inviare all’Ucraina una quantità significativa di armi e munizioni in modo che possa combattere sul campo di battaglia e trovarsi nella posizione più forte possibile al tavolo dei negoziati.

Per questo ho deciso di fornire agli ucraini sistemi missilistici e munizioni più avanzati, che consentiranno loro di colpire con maggiore precisione gli obiettivi chiave sul campo di battaglia in Ucraina.

Continueremo a cooperare con i nostri alleati e partner sulle sanzioni contro la Russia, le più dure mai imposte a una grande economia mondiale. Continueremo a fornire all’Ucraina armamenti avanzati, tra cui missili anticarro Javelin, missili antiaerei Stinger, potenti sistemi di artiglieria e missili di precisione, radar, veicoli aerei senza pilota, elicotteri Mi-17 e munizioni. Stanzieremo anche altri miliardi di assistenza finanziaria, così come autorizzato dal Congresso. Lavoreremo con i nostri alleati e partner per affrontare la crisi alimentare globale che l’aggressione russa sta aggravando. E aiuteremo i nostri alleati europei e non solo a ridurre la loro dipendenza dai combustibili fossili russi e ad accelerare la nostra transizione verso un futuro di energia pulita.

Continueremo inoltre a rafforzare il fianco orientale della NATO con altre forze e capacità militari degli Stati Uniti e dei paesi alleati. Proprio di recente, ho accolto con favore la richiesta di adesione alla NATO da parte di Finlandia e Svezia, una mossa che rafforzerà la sicurezza complessiva degli Stati Uniti e dell’area transatlantica grazie all’aggiunta di due partner militari democratici e altamente capaci.

Non vogliamo una guerra tra la NATO e la Russia. Per quanto non sia d’accordo con Putin e ritenga le sue azioni oltraggiose, gli Stati Uniti non cercheranno di provocare la sua destituzione a Mosca. Finché gli Stati Uniti o i nostri alleati non saranno attaccati, non intendiamo impegnarci direttamente in questo conflitto, né inviando truppe americane a combattere in Ucraina né attaccando le forze russe. Non stiamo incoraggiando né permettendo all’Ucraina di colpire oltre i suoi confini. Non vogliamo prolungare la guerra solo per infliggere dolore alla Russia.

Il mio principio per tutta la durata di questa crisi è stato: “Niente riguardo l’Ucraina senza l’Ucraina“. Non farò pressione sul governo ucraino – né in privato né in pubblico – affinché faccia concessioni territoriali. Sarebbe sbagliato e contrario a principi consolidati farlo.

I negoziati tra Ucraina e Russia non sono in stallo perché l’Ucraina ha voltato le spalle alla diplomazia. Sono in stallo perché la Russia continua a condurre una guerra per prendere il controllo di quanta più Ucraina riesca ad ottenere. Gli Stati Uniti continueranno a lavorare per rafforzare l’Ucraina e sostenere i suoi sforzi per raggiungere una fine negoziata del conflitto.

L’aggressione immotivata, il bombardamento di ospedali e centri culturali e lo sfollamento forzato di milioni di persone rendono la guerra in Ucraina una profonda questione morale. Ho incontrato i rifugiati ucraini in Polonia – donne e bambini incerti riguardo il futuro delle proprie vite e se i loro cari rimasti in Ucraina sarebbero stati bene. Nessuna persona con una coscienza potrebbe rimanere indifferente di fronte alla devastazione di questi orrori.

Stare al fianco dell’Ucraina nel momento del bisogno non è solo la cosa giusta da fare. È anche nel nostro vitale interesse nazionale garantire un’Europa pacifica e stabile e far capire che la potenza militare non basta. Se la Russia non dovesse pagare un prezzo pesante per le sue azioni, invierà ad altri aspiranti aggressori il messaggio che anche loro potranno impadronirsi del territorio e sottomettere altri paesi. Ciò metterà a rischio la sopravvivenza di altre democrazie pacifiche. E potrebbe segnare la fine dell’ordine internazionale basato sulle regole ed aprire la porta all’aggressione altrove, con conseguenze catastrofiche in tutto il mondo.

So che molte persone in tutto il mondo sono preoccupate per l’uso di armi nucleari. Al momento non vediamo alcuna indicazione del fatto che la Russia abbia intenzione di usare armi nucleari in Ucraina, anche se la retorica occasionale della Russia di agitare la minaccia nucleare è di per sé pericolosa ed estremamente irresponsabile. Voglio essere chiaro su questo: qualsiasi uso di armi nucleari in questo conflitto, su qualsiasi scala, sarebbe assolutamente inaccettabile per noi e per il resto del mondo e comporterebbe gravi conseguenze.

Gli americani resteranno al fianco del popolo ucraino perché sappiamo che la libertà non è gratuita. È quello che abbiamo sempre fatto ogni volta che i nemici della libertà hanno cercato di intimidire e opprimere persone innocenti, ed è quello che stiamo facendo anche ora. Vladimir Putin non si aspettava questo grado di unità o la forza della nostra risposta. Si sbagliava. Se ora si aspetta che nei prossimi mesi vacilleremo o ci divideremo, si sbaglia nuovamente di grosso.»

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