venerdì, Maggio 17, 2024
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Acerra: figli di professionisti arrestati per tentata estorsione

Acerra – Hanno poco più di vent’anni, vanno all’Università e i genitori sono stimati professionisti. Insieme a un amico, incensurato ma figlio e nipote di malavitosi, volevano racimolare un po’ di soldi prima di andare in vacanza. E avevano provato a imporre il “pizzo” al titolare di una caffetteria. Trentamila euro per le famiglie dei detenuti, proprio come fanno i camorristi.

La vittima però ha denunciato e i tre sono stati arrestati. Raffaele Esposito, 20 anni compiuti a giugno, è ai domiciliari come Vincenzo Flagiello, 20 anni. Domenico Tortora, 23 anni, è in carcere. Sono accusati di tentata estorsione con l’aggravante mafiosa.

Ma quello raccontato nelle carte di un’indagine condotta dalla polizia e coordinata dal pm Giuseppe Visone non è uno dei tanti, gravi, episodi di racket che riempiono le cronache estive. Qui lo scenario è diverso, come appare dalle storie dei protagonisti. Esposito studia Ingegneria, Flagiello frequenta la facoltà di Economia, appartengono entrambi a famiglie borghesi lontane anni luce dagli ambienti criminali.

Eppure insieme a Tortora (figlio e nipote di malavitosi di spicco di Acerra, un fratello del nonno fu ucciso in un agguato di camorra) avevano tentato una maxi estorsione ai danni di un bar. Tortora ha preparato il testo di una lettera minatoria e lo ha inviato via whatsapp a Esposito che, dopo averla corretta, l’ha stampata e consegnata a Flagiello.

Questi, la notte fra il 22 e il 23 luglio, ha lasciato la missiva sotto la serranda del locale. «Preparate 30mila euro per il paese e i paesani che purtroppo sono chiusi dietro alle sbarre e le loro famiglie giustamente devono andare al mare…vieni da solo, niente scherzi, avreste solo voi da perdere», era scritto nel messaggio.

Il titolare invece ha avvisato la polizia e ha finto di essere pronto a pagare: in un bidone della spazzatura ha depositato mazzette di banconote false e così, quando Esposito si è presentato per raccogliere il denaro, il giovane è stato bloccato dalla polizia.

Assistito dall’avvocato Domenico Paolella, il ragazzo ha subito confessato. «Non so perché mi sono fatto trascinare in questa cosa – ha messo a verbale – non ho problemi economici, i miei genitori sono entrambi professionisti». Avevano scelto quel locale, ha spiegato Esposito, «perché ci risultava stesse facendo lauti incassi organizzando serate anche con studenti universitari».

Dopo aver avuto l’idea, ha aggiunto, «tutti e tre siamo andati lì per una serata». Esposito ha ammesso di conoscere i problemi giudiziari dei parenti di Tortora e si è detto consapevole del fatto che «l’indicazione sul mantenimento dei detenuti» può far scattare l’aggravante mafiosa.

«Il mio assistito è pentito per quello che ha fatto. È pronto a chiedere alle scusa alle vittime e a farsi carico delle conseguenze del suo gesto», sottolinea l’avvocato Paolella.

Anche Flagiello, difeso dall’avvocato Ciro Bianco, ha subito confessato, sostenendo di essersi prestato perché aveva «un debito di gioco di 1800 euro». Tortora invece ha provato a tenere duro. Davanti al pm ha negato tutto, con un atteggiamento definito «tracotante» dalla giudice Teresa Valentino.

Solo all’udienza di convalida, alla luce degli elementi già agli atti, ha ammesso i fatti, confermando di aver redatto la prima stesura della lettera minatoria. Il piano, ha detto, «era stato organizzato per gioco».

Fonte Repubblica.it

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