venerdì, Maggio 17, 2024
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Antonio Natale si fidava ancora del suo mandate: “Domè… aiutami”. I nomi del commando

Domè… aiutami“: malgrado ferito gravemente e moribondo, prima del colpo di grazia alla testa, il pusher Antonio Natale ancora si fidava di Domenico Bervicato, suo amico e collega di spaccio, vertice dell’omonimo gruppo malavitoso di Caivano e soprattutto colui che aveva emesso l’ordine di morte agli amici di Acerra.

La circostanza emerge dalle indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna che oggi, al termine di indagini coordinate dalla DDA di Napoli (sostituto procuratore Giorgia De Ponte e Anna Frasca) hanno chiuso il cerchio su quel feroce episodio, avvenuto il 4 ottobre 2021, notificando tre arresti.

Dopo essere stato tratto in inganno con la scusa di andare a fare shopping in un paio di lussuosi negozi di via dei Mille, a Napoli, sulla via del ritorno, Antonio Natale venne portato in una zona isolata di Caivano, nei pressi di un casolare: lì gli furono sparati tre colpi di pistola calibro 9 da Pacilio mentre era ancora in auto. Fatale fu l’ultimo alla testa. Prelevato dall’abitacolo insanguinato e parzialmente danneggiato (l’ultimo colpo alla testa aveva trapassato anche un finestrino) venne lasciato alle intemperie, dietro un casolare, e lì rimase, fino al giorno del rinvenimento, il 18 ottobre 2021, 14 giorni dopo l’agguato.

Natale gestiva lo spaccio nelle cosiddette “Case dei Mattoni” del Parco Verde di Caivano per conto dei Bervicato: precisamente ai piani quarto e sesto delle palazzine, protetti da un sistema di videosorveglianza composto da 10 telecamere. Non solo. Risulta anche tra coloro che presero parte alla stesa (un raid con colpi d’arma da fuoco sparati all’impazzata) scattata nel luglio 2021, sempre nel parco Verde di Caivano, che aveva come obiettivo il boss rivale Domenico Ciccarelli, capo dell’omonimo gruppo malavitoso locale.

In sostanza era a tutti gli effetti interno al gruppo malavitoso ma era ambizioso, voleva più autonomia, e questo i Bervicato non lo sopportavano: con loro ebbe una lite prima dell’omicidio. Gli contestavano di essersi appropriato senza autorizzazione di armi, soldi e droga. E furono proprio loro, precisamente Domenico Bervicato, a incaricare i malavitosi di Acerra (i fratelli Giancarlo e Bruno Avventurato) di provvedere al suo assassinio. Il maltolto – è poi emerso – venne nascosto da Natale in un’abitazione di Orta di Atella, nel Casertano, dove successivamente venne trovata della droga. Tutta quella roba – è poi emerso dalle indagini – venne fatta sparire dal padre e dal fratello di Antonio quando di quest’ultimo se ne persero le tracce nel pomeriggio del 4 ottobre 2021, salvo farla poi ritrovare quando venne trovato il cadavere (il 18 ottobre 2021).

In manette oggi sono finiti Gennaro Pacilio (nato ad Acerra il 1.10.1967), Emanuele D’Agostino (nato a Napoli li 16.8.1997), e Bruno Avventurato (nato ad Acerra il 4.10.1975). Ad aprile le porte del carcere si erano aperte per il 22enne Domenico Bervicato, già indagato nei mesi successivi all’omicidio di Natale con cui condivideva il turno nella piazza di spaccio.

È ritenuto un killer spietato Gennaro Pacilio, 56 anni, a cui oggi i Carabinieri hanno notificato in carcere un arresto per l’omicidio del pusher ribelle Antonio Natale, assassinato il 4 ottobre 2021 su ordine del gruppo malavitoso del Parco Verde di Caivano (Napoli).

Secondo un collaboratore di giustizia, che lo conosce bene, era uno che “per denaro ucciderebbe anche i suoi figli“. Oltre che a Pacilio, le accuse di omicidio e dei connessi reati di detenzione e porto di arma da sparo aggravati dal metodo mafioso sono state notificate dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna anche ad altri due dei quattro componenti il commando: si tratta di Emanuele D’Agostino, 26 anni e Bruno Avventurato, di 48 anni.

A sparare i tre colpi di pistola a Natale (i primi due lo ferirono gravemente e l’ultimo alla testa lo uccise) fu proprio Gennaro Pacilio. Anche D’Agostino cercò di sparare ma la sua arma si inceppò. Domenico Bervicato (ritenuto il mandante) era alla guida dell’auto in cui avvenne l’omicidio. Poi ci sono i fratelli Bruno e Giancarlo Avventurato, di 48 e 36 anni. A questo gruppo malavitoso di Acerra, suo amico, si rivolse Bervicato mentre Giancarlo, diventato collaboratore di giustizia, non avrebbe preso parte alla fase esecutiva ma solo fornito un supporto. Il mandante si disse pronto a pagare fino a 200mila euro per uccidere Natale, che conosceva da una decina di anni, salvo poi pagare circa 10mila euro al sicario, che pretese però un anticipo. Domenico Bervicato, dopo l’omicidio, per costituirsi un alibi, si recò la sera alla festa di Bruno Avventurato, scatenandone l’ira.

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