martedì, Maggio 14, 2024
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Processo a Impagnatiello, medico legale: Giulia Tramontano non è riuscita a difendersi

Sul corpo di Giulia Tramontano “non abbiamo riscontrato lesioni da difesa” e “l’impressione” è che la 29enne sia stata colpita “alle spalle”. Lo hanno detto nell’aula della Corte d’assise di Milano dove si sta celebrando il processo ad Alessandro Impagnatiello i dottori Nicola Galante e Andrea Gentilomo, due dei medici legali che hanno svolto l’autopsia sul cadavere dell’agente immobiliare campana, uccisa dal fidanzato il 27 maggio 2023.

Galante è il medico legale che la notte fra il 31 maggio e l’1 giugno 2023 effettuò il sopralluogo a Senago nel luogo del ritrovamento del cadavere, coperto da buste di plastica, trovato in un’intercapedine non lontano dalla casa dei due fidanzati in via Novella.

Tramontano, incinta al settimo mese, sarebbe morta per “anemia emorragica” e “lesioni vascolari cervico-toraciche” causate da “37 lesioni prodotte da azione punta-taglio” di quella che è “sicuramente un’arma bianca” ritenuta “compatibile” con due coltelli da cucina sequestrati a Impagnatiello, ha spiegato il medico.

Le coltellate sono state sferrate a “destra e sinistra” sia “posteriormente che anteriormente” in varie parti del corpo. È impossibile “dire con certezza quale sia stata la prima” e quindi capire se l’ex barman abbia aggredito alle spalle la compagna ignara, mentre per il collega Gentilomo il “quadro complessivo” fa pensare un’aggressione da dietro “perché è una posizione che permette di raggiungere” tutte le parti del corpo “che sono state colpite” anche se “è difficile dirlo con certezza”.

Di certo “nessuna ferita è presente sugli avambracci”, se non alcuni segni “prodotti dopo la morte”, al contrario di quanto raccontato dal 30enne, imputato di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza involontaria, nei primi interrogatori, quando ha dichiarato che Tramontano avrebbe cominciato a “tagliarsi” durante una lite.

La data della morte risale ad “almeno 48 ore” prima del ritrovamento e fino a “5 giorni” prima, ha spiegato Galante. Per i consulenti della Procura di Milano è stato difficile essere più precisi perché “il cadavere è stato incendiato” impedendo di datare con certezza il decesso con la metodologia che prevede la misurazione della temperatura. La “morte del feto” è stata “successiva alla morte della madre” e causata da “insufficienza vascolare provocata dall’emorragia interna”, ha concluso il chirurgo e medico legale dell’Università degli Studi di Milano

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