giovedì, Aprile 25, 2024
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Tra Casa Surace e Gomorra: Andrea Di Maria si racconta

Manca pochissimo ai due nuovi episodi di Gomorra – La Serie e per l’occasione abbiamo intervistato Andrea Di Maria, attore calabrese, ma napoletano di adozione, che nella Serie interpreta Elia Capaccio ” ‘O diplomato“. Andrea inizia la sua carriera con la compagnia di Edoardo Scarpetta, per poi avviarsi ad un sodalizio teatrale e cinematografico con Vincenzo Salemme. Inoltre, insieme ad un gruppo di attori, è uno dei protagonisti della web serie “Casa Surace“.

Partiamo da Gomorra, dove interpreti  “‘O Diplomato”. Quanto c’è di te in questo personaggio?

” ‘O diplomato è un personaggio che ho cercato di indossare con molta cautela, cucendogli addosso quelle che sono alcune sfumature del mio carattere. Gli ho prestato il mio essere riflessivo nelle circostanze delicate, il mio modo di razionalizzare e di essere impermeabile rispetto a ció che mi circonda, di aspettare in silenzio il mio turno, senza essere aggressivo, trasferendolo in un contesto nero e marcio, ovviamente molto lontano dal mio. Lui invece mi ha prestato gli occhiali”.

Hai dichiarato di aver fatto innumerevoli provini per entrare a far parte del cast. Ci racconti come hai vissuto questo percorso e, la reazione che hai avuto quando hai capito di avercela fatta?

“Ho sostenuto diversi provini, già dalla prima serie di Gomorra, poiché mi interessava entrare a far parte di questo progetto enorme, di livello internazionale. Per quanto riguarda la terza stagione il percorso è stato completamente diverso, ho preparato e affrontato tutti provini insieme a Carlo Caracciolo (l’attore che interpreta mio fratello nella serie). Ho avuto la sensazione di avercela fatta, dopo l’ennesimo e ultimo provino. Non so perchè ma sentivo fosse andata bene. Le facce dei registi erano contente, si respirava un clima di leggerezza, ho guardato Carlo e gli ho sussurato: ‘Amm spaccato fratè’ “.

Passiamo a “Casa Surace” un progetto vincente che nasce sul web e che quest’anno vi ha portato addirittura al Festival di Sanremo. Ti va di raccontarci il primo incontro dei membri di questa “casa”?

“Diciamo che con alcuni dei membri di Casa Surace il primo incontro risale ai tempi dell’asilo; mi ricordo di aver rubato la merenda ad uno di loro per regalarla ad una mia fidanzatina. Ma anche con gli altri c’è un’amicizia decennale, per cui Casa Surace è nata in maniera del tutto naturale, ovviamente a tavola, tra uno spaghetto con le vongole e un bicchiere di vino bianco… dolce frutta caffè e ammazzacaffè!”.

Perchè “Casa Surace”?

Surace è il cognome del proprietario di una casa in cui abbiamo abitato per diversi anni e si trova al centro di Napoli. Fuori alla porta c’era una targhetta in ceramica con il Cognome inciso sopra: Surace, appunto. Abbiamo cercato di rimuoverla con tutte le forze ma poi alla fine abbiamo pensato fosse più facile chiamare una societá con quel nome piuttosto che provocarci delle slogature ai polsi“.

Originario di Sala Consilina e napoletano di adozione. Nei vostri video sottolineate le differenze tra nord e sud e la nostalgia che attanaglia i “fuori sede”. Il tuo rapporto con il sud è davvero così viscerale?

Sala Consilina è una piccola cittadina situata in un punto molto strategico della Salerno – Reggio Calabria, nel cuore del Sud. Rappresenta l’epilogo della Campania, è protetta dalle montagne lucane e tende la mano alla Calabria. Soprattutto d’estate diventa un crocevia in cui almeno per un attimo svariati dialetti si mescaolano, le tradizioni si abbracciano, le cucine si sposano e nascono delle combinazioni davvero esplosive. Noi siamo figli di tutto questo. In più da piccolo io sono cresciuto con la cultura napoletana: mio Nonno era Eduardo de Filippo, Totó era mio zio e Massimo Troisi il mio migliore amico… ’ncap a me!“.

Nel corso della tua carriera hai interpretato personaggi molto diversi tra loro. Hai mai avuto la sensazione/paura di legarti troppo ai personaggi che interpreti ed essere “etichettato”?

Nel mio lavoro cerco sempre di conservare la stessa passione di quando per la prima volta, a 7 anni sono salito su di un palcoscenico. Accolgo i personaggi con divertimento, con gioia senza nessuna paura di quello che poi puó essere la sensazione del pubblico, che decide a sua volta se affezionarsi ad un personaggio piuttosto che ad un altro. L’importante è restituire al pubblico le stesse emozioni che provo io nel momento in cui creo un personaggio, allora vuol dire che ho fatto bene il mio lavoro. Tutto il resto è noia“.

Cosa puoi dirci riguardo i tuoi progetti futuri?

“Ci sono diversi progetti in cantiere, come direbbe il vecchietto davanti ai lavori della metropolitana. Sto facendo molti incontri con diversi registi, ma essendo un tipo molto riservato ho difficoltà a parlarne (ride ndr). Intanto, ci godiamo questo finale di stagione che si preannuncia esplosivo”.

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