sabato, Aprile 20, 2024
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Il ddl “Salva mare” per contrastare l’inquinamento dei fondali

Il ddl “Salva mare” consentirà di contrastare l’inquinamento dei fondali, prevedendo la realizzazione di isole ecologiche nei porti.

Il “Salva mare”

In Italia, a norma di legge, i pescatori che insieme ai pesci portano a terra rifiuti tirati su con le reti potrebbero essere accusati di traffico di rifiuti. Per non rischiare, i più preferiscono ributtare in mare la spazzatura accidentalmente raccolta. Finora, a differenza di quelli su terra, che rientrano nella categoria dei rifiuti urbani, i rifiuti dei fondali marini non erano normati.

Elaborato dal Ministero dell’ambiente di Sergio Costa, il disegno di legge “Salva mare” è una misura necessaria – già prevista dalla direttiva europea “Marine Strategy” e finora ostacolata dalla nostra normativa – perché colma il vuoto legislativo e porta a un atteso cambio di rotta: in potenza, consentirebbe di contrastare l’inquinamento dei fondali, prevedendo che nei porti si realizzino delle isole ecologiche per lo smaltimento dei rifiuti, dove i pescatori possano consegnare quelli trovati nelle loro reti.

Il disegno di legge “Salva mare” consentirà di estendere in tutta Italia e in maniera sistematica quelle attività condotte finora solo a livello sperimentale, come i progetti di fishing for litter, che hanno permesso di portare a terra i rifiuti finiti accidentalmente nelle reti dei pescatori, per contribuire al loro corretto smaltimento senza multe né costi aggiuntivi. Il più significativo di questi è stato il progetto “Arcipelago pulito”, coordinato dalla Regione Toscana e realizzato con il contributo di Unicoop Firenze, grazie al quale sono state prelevate dai fondali dell’alto Tirreno molte tonnellate di rifiuti in pochi mesi.

Approvato in Consiglio dei ministri, il disegno di legge “Salva mare” potrebbe essere in Parlamento nelle prossime settimane e si auspica di procedere rapidamente alla discussione parlamentare del testo, apportando eventuali modifiche migliorative e integrandolo alla proposta di legge di Rossella Muroni sullo stesso tema e all’approvazione della legge di recepimento della nuova direttiva europea sulla plastica monouso.

Stime e prospettive

Mantenere la vecchia norma sarebbe, d’altronde, un controsenso pericoloso e colpevole, considerando le stime più recenti degli effetti dell’inquinamento sulla biosfera, secondo l’Onu, alimentato ogni anno da 8 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica. Come dimostrato dai risultati ottenuti da monitoraggi scientifici – ad esempio quelli effettuati nel 2018 da Goletta Verde, nell’ambito del progetto “Med Sea Litter“, finanziato dal programma “Interreg Med“, di cui Legambiente è partner – la plastica rappresenta mediamente il 92% dei materiali estranei rinvenuti nei fondali, con una percentuale che varia dall’85 al 97% a seconda dell’area di osservazione e con un’incidenza dell’usa e getta sul totale del 37%.

Il disegno di legge “Salva mare” è un tassello importante di una più ampia strategia di lotta all’inquinamento, che punta a un’economia in cui il più possibile si trasforma e il meno possibile finisce nell’ambiente. L’Italia, sebbene in ritardo su alcuni aspetti, d’altra parte ha anticipato gli altri paesi europei su norme specifiche: ha fatto da apripista nelle leggi sulla messa al bando dei sacchetti di plastica, sui cotton fioc e sulle microplastiche nei prodotti cosmetici.  Continuando di questo passo e lavorando in coordinamento con gli altri paesi europei e con quelli del Nord Africa e del Medio Oriente, il contrasto all’inquinamento del Mediterraneo è una prospettiva meno lontana.

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