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Fabio Maniscalco: Largo all’eroe napoletano che ha combattuto le archeomafie

Martedì 25 giugno a Napoli verrà intitolato un largo, in Viale dei Pini, a Fabio Maniscalco, archeologo napoletano che si è battuto per la tutela del patrimonio culturale, soprattutto nei territori dilaniati dalla guerra.

La prossima settimana, il Comune di Napoli intitolerà un Largo, in zona Colli Aminei, a Fabio Maniscalco. La cerimonia avrà luogo martedì 25 giugno e inizierà alle 10:30 in Viale dei Pini. Con un comunicato stampa, la commissione toponomastica del Comune di Napoli aveva deliberato, già a marzo dello scorso anno, l’intitolazione di un’area di circolazione all’archeologo subacqueo napoletano, morto a causa dell’esposizione all’uranio impoverito durante una missione di pace in Serbia.

Nonostante la sua carriera straordinaria ed encomiabile, pochi conosceranno la storia di Fabio Maniscalco. Ecco, a Maniscalco va il merito di essere stato il primo a parlare, con grande coraggio, di ‘archeomafie’, combattendo, attraverso la cultura, declinata in svariati progetti, missioni e pubblicazioni, proprio quelle associazioni mafiose coinvolte nella distruzione del patrimonio artistico-culturale e in traffici illeciti di opere d’arte e reperti, in particolare in situazioni di guerra.

Difatti, Maniscalco ha dedicato la sua vita alla tutela dei beni culturali, conducendo attività di ricerca, ma anche impegnandosi nei teatri di guerra e opponendosi duramente ai crimini contro il patrimonio storico-artistico. Per smascherare le strategie e i traffici delle archeomafie, l’archeologo napoletano è anche entrato in ‘trincea’ nei conflitti e si è infiltrato persino nei mercati clandestini per combattere le mafie impegnate nell’annichilimento del patrimonio culturale.

Fabio Maniscalco: la sua storia in breve

Classe 1965, napoletano, Maniscalco si è laureato in Lettere Classiche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, e si è poi specializzato in Archeologia Subacquea all’Università di Aix-Marseille. Maniscalco è cresciuto a Napoli, il che deve aver giocato un ruolo sostanziale nella sua formazione. È innegabile, infatti, che la città partenopea, per quanto depositaria di un immenso patrimonio culturale, presenta, tuttavia, anche i segni evidenti di generale incuria, che in passato ha lasciato campo libero a quanti hanno preferito dissanguarla, invece di celebrarne le sue incommensurabili ricchezze storico-artistiche.

Le sue attività

La sua attività di ricerca scientifica e sul campo è vastissima e si è svolta a livello nazionale ed internazionale. Si è impegnato per la salvaguardia del patrimonio culturale nell’area balcanica, dove si trovava negli anni ’90 come ufficiale dell’esercito. Inoltre, ha diretto ricerche e scavi subacquei a Pozzuoli, Baia e Miseno, ma ha operato anche in altre zone italiane e a Creta.

Direttore dell’Osservatorio per la protezione del patrimonio culturale nelle aree di crisi, Maniscalco ha operato attivamente in numerose regioni coinvolte in conflitti bellici, fra le quali le aree della ex-Jugoslavia, Albania, Kosovo, Algeria, Nigeria, Iraq e Afghanistan.

Ha pubblicato monografie, saggi su riviste, interventi, e molto altro materiale accademico-scientifico, richiamando, di fatto, gli accademici del settore ad un’azione più concreta verso la tutela del patrimonio artistico-culturale nel mondo. Ha ideato e diretto la collana monografica Mediterraneum – Protezione e valorizzazione della proprietà culturale e ambientale in versione cartacea e il Web Journal on Cultural Heritage, in formato digitale.

La sua infaticabile attività di ricerca, divulgazione, e tutela dei beni culturali gli è valsa diversi riconoscimenti. Tuttavia, ha determinato anche la sua prematura scomparsa, avvenuta nel 2008, a causa dell’esposizione all’uranio impoverito mentre era in prima linea per la salvaguardia del patrimonio culturale nei Balcani alla fine degli anni ’90. Maniscalco è stato riconosciuto vittima del dovere dal Ministero della Difesa nel 2009 e, nello stesso anno, è stato decorato con la Medaglia d’oro al Valore Civile, dal sindaco di Napoli Iervolino.

Un uomo meritevole

Oltre al suo infaticabile zelo nelle zone di guerra, uno dei grandi meriti di Maniscalco è sicuramente il grande impegno nella formazione e nella divulgazione scientifica. A questo proposito, lo ricordiamo impegnato in numerosi convegni e corsi di formazione, tra i quali il convegno “Guerra e Balcani” (2000), dove ha parlato dell’art. 7 della Convenzione de L’Aja e delle esperienze dell’esercito italiano in Bosnia e in Albania. Non a caso, è proprio in questo devastante scenario di guerra che Maniscalco, con le sue tecniche di monitoraggio, ha portato avanti il primo vero tentativo, da parte dell’esercito, di applicare concretamente i principi della Convenzione per la protezione dei beni culturali in scenari di guerra. Questo trattato internazionale risaliva al 1954, ma era stato spesso lasciato nel dimenticatoio durante i conflitti armati.

Ha svolto attività accademica e scientifica di grande rilievo, coprendo, tra le altre cariche, quella di membro onorario dell’Unione Italiana degli Scrittori e Artisti Europei (UIL) e dell’Associazione Nazionale Archeologi. Inoltre, dal 2006 ha svolto il ruolo di professore onorario di Salvaguardia, Conservazione e Valorizzazione del Patrimonio Archeologico e Culturale dell’Istituto di Archeologia dell’Accademia delle Scienze di Albania.

Come si legge nella sua biografia ufficiale*, Fabio Maniscalco ha raccolto tutte le sue esperienze di vita e di lavoro sul campo in numerosi volumi. Premiato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il suo libro Sarajevo: Itinerari Artistici Perduti (1997) tratta della salvaguardia dei beni culturali in guerra e registra le esperienze di un conflitto estenuante. Autore molto prolifico, nel 2000 ha anche pubblicato Furti d’Autore, che tratta della tutela del patrimonio culturale nel napoletano dal dopoguerra alla fine del ventesimo secolo.

Alcuni riconoscimenti

Grazie ai suoi lavori scientifici e alla sua instancabile attività, Maniscalco ha ottenuto numerosi riconoscimenti, in Italia e all’estero, tra i quali la prestigiosa candidatura al Premio Nobel per la Pace nel 2008. Tra i tanti, nel 1997 Maniscalco ha ricevuto un grande riconoscimento al valore da parte del Presidente della Repubblica Scalfaro per la sua attività a tutela dei beni culturali. Suoi i premi Friend of Art 2007 (Legambiente) e Salvaguardia dei Beni Culturali (Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico).

Dopo la sua morte, nel 2008 L’Università di Napoli “L’Orientale”, presso cui era professore di Storia e Protezione del Patrimonio Culturale dal 1999, decide di intitolargli un’aula. Nello stesso anno, prende il suo nome anche il Centro di Documentazione sulla Protezione dei Beni Culturali (Biblioteca Civica di Moncalvo) e nel 2009 gli viene dedicato il primo numero della rivista Archeomafie.

Nel 2015 il Centro per gli Studi Criminologi, in collaborazione con l’Osservatorio Internazionale Archeomafie e con l’Associazione Nazionale Archeologi, istituisce una borsa di studio a lui dedicata; nel 2016, invece, la sua vita viene narrata in una biografia scritta da Laura Sudiro e Giovanni Rispoli, Oro dentro. Un archeologo in trincea: Bosnia, Albania, Kosovo, Medio Oriente. Infine, nel 2018 l’Istituto per lo Sviluppo, la Formazione e la Ricerca nel Mediterraneo bandisce un premio, con il patrocinio de “L’Orientale” e del Comune di Napoli.

 

*Le informazioni circa la sua vita, le sue missioni, la sua attività accademico-scientifica e i materiali dei suoi studi, i premi e i riconoscimenti sono consultabili e disponibili sul suo sito ufficiale.

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