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Censis: UniSa migliore in Campania, Federico II peggiore d’Italia

Il Censis ha pubblicato la classifica dei migliori atenei italiani: in Campania va ad UniSa il miglior risultato, alla Federico II e a L’Orientale i peggiori.

Di diversa natura rispetto alla classifica elaborata da Almalaurea poco tempo fa, la quale premiava, da un certo punto di vista, gli atenei campani, la classifica dei migliori atenei italiani (ed. 2019/2020), elaborata dal Censis, arriva come una doccia fredda. Chissà che non ci porti anche a svegliarci e a darci una mossa.

Basate sull’anno accademico 2017-2018, le classifiche del Censis sono stilate seguendo un rigoroso metodo.

I criteri utilizzati sono molteplici e includono la disponibilità di strutture e delle borse di studio, il livello di occupabilità, la comunicazione e i servizi digitali, i servizi erogati e l’internazionalizzazione degli atenei. Tra i nuovi criteri introdotti, troviamo anche la soddisfazione dei laureati verso i servizi dell’ateneo, e la “carriera alias”, ovvero uno strumento, definito “lgbt-friendly” dal Censis, fondamentale per agevolare gli studenti in transizione di genere.

Tuttavia, il criterio primario di cui si tiene conto nella classificazione degli atenei è la dimensione delle università che, quindi, vengono suddivise in base al numero del bacino di utenza. Considerando gli atenei statali, si passa dai mega atenei (con oltre 40.000 iscritti) ai grandi atenei (da 20.000 a 40.000 iscritti), per poi arrivare ai medi (da 10.000 a 20.000 iscritti) e ai piccoli (fino a 10.000 iscritti).

Le classifiche pubblicate dal Censis sono in tutto 63 e quest’anno includono anche quelle relative alla didattica nei cicli triennali e magistrali, che possono essere interrogate in dettaglio. In altre parole, il lavoro del Censis è un ulteriore strumento utile per accrescere la consapevolezza dei più giovani rispetto alla scelta del proprio percorso di formazione.

In Italia

Come suggeriscono i dati, la chiave di volta del miglioramento sta nell’ottimizzazione delle strutture, dei sistemi di digitalizzazione e comunicazione e nell’internazionalizzazione degli atenei. In testa alla classifica dei migliori mega atenei troviamo Bologna (90,8), Padova (88,7) e Firenze (86,3). Tra i grandi, invece, dominano Perugia (91,2), con un miglioramento evidente relativo proprio ai servizi, alle strutture e all’internazionalizzazione. A seguire, Università della Calabria (90,2) e Parma (89,7) e Pavia (88,0).

Trento, invece, troneggia sugli altri atenei medi (97,0), seguita da Siena (95,3) che perde il suo primato. Camerino si conferma prima fra gli atenei di piccole dimensioni (93,0), mentre tra i Politecnici è Milano ad occupare il primo posto (95,8). Con un punteggio di 96,8, la Bocconi distanzia tutti, anche La Cattolica, tra le università non-statali di grandi dimensioni, mentre Lumsa e Università Libera di Bolzano conquistano il primato tra i medi e piccoli atenei, rispettivamente con un punteggio di 90,0 e l’eccellente 102,4.

Immatricolazioni

L’elevata mobilità extra-regionale segnalata dalle classifiche Almalaurea è confermata anche dal Censis: all’aumento degli immatricolati negli atenei del Nord, soprattutto nel Nord-Est con un significativo +4,1%, corrisponde la diminuzione di iscrizioni al Sud (-0,1%) che, tuttavia, diventa più significativa per gli atenei del Centro, che registrano un -1,2% rispetto all’anno precedente.

La Campania tra eccellenze e fanalini di coda*

Eccellente la crescita dell’UniSa, Università di Salerno, che, con i suoi 85,2 punti sui 120 disponibili, si configura come il miglior ateneo della Campania, attestandosi al sesto posto fra gli atenei italiani di grandi dimensioni. Il suo salto di ben otto posizioni in un anno è stato anche frutto di una serie di investimenti ben ponderati che si iscrivono in un progetto ambizioso di crescita. Il Censis attribuisce, infatti, questo miglioramento agli “apprezzabili incrementi dei punteggi per borse di studio e altri interventi in favore degli studenti, strutture, comunicazione e servizi digitali.”

Chiude la classifica al 15esimo posto l’Università della Campania Luigi Vanvitelli (75,5). La Vanvitelli resta in sostanziale stabilità rispetto allo scorso anno, tranne per la digitalizzazione che, in verità, segna un punteggio piuttosto alto (92,0). Le vere pecche della Vanvitelli restano i servizi e la disponibilità di borse di studio per gli studenti, con un punteggio di 66 e di 69 rispettivamente.

Proprio male va all’Università di Napoli Federico II che, tra i mega atenei statali si classifica ultima in Italia, con un punteggio di 69,7. Meglio non va per le altre università della Campania, che si piazzano tutte in coda nelle rispettive categorie. Tra gli atenei di medie dimensioni, L’Orientale chiude la classifica all’ultimo posto, il 18esimo (73,7), con la Parthenope che lo precede solo di due posizioni, piazzandosi al 16esimo e terzultimo posto (74,7). Passando, invece, ai piccoli atenei, l’Università del Sannio si trova in penultima posizione, con un punteggio di 76,2. Infine, anche il Suor Orsola tra gli atenei non statali di medie dimensioni si classifica comunque ultimo (71,2).

Università di Salerno

Il campus universitario campano viene premiato con un elevato punteggio per le strutture disponibili (90,0): mensa, biblioteche, teatro, grandi aule studio, sono tutti ambienti disponibili e facilmente accessibili per gli studenti. Ottimo anche il piazzamento per servizi digitali e comunicazione (99,0), mentre l’unico valore discretamente basso (73,0) è relativo all’internazionalizzazione. Per l’insegnamento, l’ateneo di Salerno si posiziona a metà classifica in diverse aree: 17esimo posto per le discipline umanistiche (84,5), per ingegneria (81,5), 16esimo per l’insegnamento (74,0), mentre è al 15esimo posto per architettura e ingegneria edile (78,0). Chiude quasi all’ultimo posto (68,0), invece, la classifica per le discipline economiche.

Università Federico II

In progressivo declino negli ultimi anni, l’Università Federico II pecca soprattutto in digitalizzazione e comunicazione (66,0), ma è anche la disponibilità di strutture adeguate (65,0) a penalizzarla fortemente. Gli altri fattori di valutazione non vanno meglio, ad eccezione dell’occupabilità che rappresenta un valore più alto, in accordo anche con le precedenti indagini AlmaLaurea.

Se parliamo di qualità della didattica, piuttosto bassa in classifica per il ramo scientifico (77,0) medico-sanitario (78,5), e dell’ingegneria industriale e dell’informazione, dove chiude in ultima posizione con 70,5. Invece, discreto il piazzamento per l’area letterario-umanistica, per la quale occupa il 15esimo posto, con un punteggio di 87,5, anche più altro di Salerno (84,5) e della Vanvitelli (73,5). Buono il risultato anche per arte e design (81,0), per cui ottiene solo -0,5  rispetto al Politecnico di Torino.

L’Orientale

In 18esima ed ultima posizione nonostante il miglioramento generale rispetto all’anno precedente, a L’Orientale il problema più significativo resta quello delle borse di studio (66,0). Punti a favore, invece, occupabilità (89,0) dei laureati e internazionalizzazione (82,0). Anche qui, tuttavia, carenti strutture e comunicazione digitale (68,0). Molto bene per la didattica, invece, che permette all’Istituto di piazzarsi in settima posizione per l’ambito linguistico, con un punteggio di 85,0, e in quinta posizione per l’ambito letterario-umanistico, con un altissimo 99,0.

La Parthenope

Condividendo la parte bassa della classifica de L’Orientale, la Parthenope segna un miglioramento soprattutto per quanto riguarda le strutture (77,0) e la comunicazione e servizi digitali (76,0), mentre significativo è il calo nella disponibilità delle borse (66,0). Non benissimo in ambito economico (76,0), si piazza però al terzo posto tra gli atenei della stessa dimensione per le scienze motorie (88,0).

Università Luigi Vanvitelli

Sebbene in coda alla classifica degli atenei di grandi dimensioni, la Vanvitelli ha un grande punto di forza nella comunicazione digitale (92,0) e non va male neanche per la disponibilità di strutture (83,0). Il picco più basso, invece, lo raggiungono i servizi (66,0). Quanto alla didattica, bassa la valutazione nell’ambito umanistico (74,0). In ambito psicologico si piazza addirittura in penultima posizione (72,5), mentre va molto meglio per gli studi di comunicazione e di ambito politico-sociale, per cui occupa la 13esima posizione con punteggio 85,5.

Università del Sannio

Sostanzialmente stabile in tutti i criteri valutativi rispetto all’anno precedente, il trend dell’Università del Sannio è piuttosto omogeneo. Tuttavia, il principale problema dell’ateneo beneventano restano i servizi (67,0), mente i punteggi più alti sono ottenuti in strutture (88,0), comunicazione e internazionalizzazione (80,0).

Il Suor Orsola Benincasa

Neanche l’Istituto privato Suor Orsola Benincasa riesce ad ottenere un buon piazzamento nella classifica generale. Infatti, occupa l’ultima posizione fra gli atenei non-statali di medie dimensioni (da 5.000 a 10.000 iscritti). Molti sono i risultati sotto i settanta punti, principalmente per la scarsa disponibilità di borse (66,0), l’internazionalizzazione (67,0) e le strutture (66,0). Unico punto di forza, la comunicazione e i servizi digitali (86,0). Ultimo in classifica per le discipline psicologiche (77,0), medico-sanitarie (73,5) e umanistiche (73,0), il Suor Orsola riesce a conquistare un buon punteggio (84,0) nell’insegnamento, anche se segue gli atenei LUMSA e Cattolica.

Cosa ci suggeriscono i dati

I criteri utilizzati nelle indagini Censis fanno riflettere perché, al di là della didattica, l’esperienza universitaria consta di una serie di altri fattori dei quali, a volte, viene sottovaluta l’importanza. La comunicazione, la disponibilità di borse di studio, di adeguate strutture, la possibilità di scambi internazionali, e tutti gli altri fattori che vengono presi in considerazione dal Censis contribuiscono di fatti a delineare l’immagine dell’ateneo e, soprattutto, possono significativamente accrescere la soddisfazione degli studenti. L’insegnamento è cruciale, ma si affianca ai tanti altri elementi che, insieme, contribuiscono al miglioramento della vivibilità dell’università e alla soddisfazione dei propri iscritti. Sarebbe bene ricordare che uno studente soddisfatto è uno studente motivato.

Questi risultati, sicuramente scoraggianti da un lato, dovrebbero farci riflettere sull’importanza dei sovvenzionamenti all’istruzione, da mettere in atto anche attraverso investimenti e finanziamenti alle università, per migliorare tutti quei settori chiave, come internazionalizzazione, digitalizzazione, comunicazione e disponibilità di strutture, centrali nella valutazione del Censis.

 

*I dati discussi sono stati elaborati e presentati nelle indagini 2019/2020 del Censis. Sono consultabili, in modo più dettagliato e inclusivo, sul sito. In riferimento alla didattica, si sono tenute in considerazione esclusivamente le lauree biennali, mentre tutti i restanti dati sono resi qui disponibili dal Censis.

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