Non ci sono ancora le condizioni adeguate affinché si parli di una vera e propria fase 2. Dopo Pasqua, quindi, la riapertura di aziende e negozi sarà ridotta.
Il Premier Conte congela gli entusiasmi di chi credeva che, passata la Pasqua, si potesse tornare ad un minimo di normalità. L’emergenza Coronavirus è ancora troppo critica, secondo il Primo Ministro, affinché si possa già parlare di “fase 2“. Dopo Pasquetta ci sarà una riapertura delle attività, ma sarà cum grano salis. Ciò significa che ci sarà solamente un timido ampliamento dei codici Ateco, al quale stanno lavorando i tecnici del Ministero dello Sviluppo. Si tratterà, comunque, di attività legate alla filiera di prima necessità: agroalimentare, farmaceutica e meccanica, più le cartolerie. Bisognerà attendere almeno fino al 3 maggio per avere una riapertura più ampia delle attività.
Le parole del Premier
Conte si esprimerà questa sera per una conferenza stampa, ma intanto ha già lasciato qualche affermazione.
Siamo consapevoli che il sistema produttivo e il tessuto socio economico soffrono e sappiamo che non possiamo aspettare che il virus scompaia del tutto per riavviare l’economia, ma al momento non ci sono le condizioni per ripartire. Siamo impazienti di poter ripristinare le attività, ma dobbiamo farlo in sicurezza. Sarà fondamentale il protocollo nelle fabbriche già disposto.
Sebbene una parte dei rappresentanti degli industriali si è dimostrata comprensiva nei confronti delle decisioni del Premier, c’è chi, invece, è critico nei suoi confronti. Maurizio Landini di Cgil ha, infatti, mosso una dura critica verso le deroghe dei prefetti sulla riapertura delle aziende, definendola una “situazione a macchia di leopardo“. Conte ha comunque registrato un grande senso di appartenenza e collaborazione da parte dei sindacati e ha loro garantito di aver già cominciato a lavorare alla fase 2.
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