martedì, Aprile 30, 2024
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“Enjambement – Teatro Senza Virgole” allo Scugnizzo Liberato

L’associazione “Aps Kalamos – Cuori di maschera” presenta “Enjambement – Teatro senza virgole”,  la prima mini Rassegna Teatrale 2022 del Teatro “E. De Filippo” dello Scugnizzo Liberato.

Parte la prima rassegna teatrale del Teatro “E. De Filippo” dello Scugnizzo Liberato (Salita Pontecorvo, 46 – Napoli) a cura di “Aps Kalamos – Cuori di maschera”, dal titolo “Enjambement –  Teatro senza virgole”.

Perché Enjambement? L’enjambement è una figura retorica che consiste nella rottura della coesione metrico-sintattica di un verso il cui senso però non si conclude ma si prolunga nel verso successivo. Ecco perché abbiamo riunito queste tre opere in questa rassegna sotto il nome di Enjambement, tre drammaturgie apparentemente scollegate quasi come dei versi singoli messi lì, ma legate da un fil rouge quasi invisibile ma profondamente vivo in noi: cosa accade nell’animo umano quando ci si trova di fronte alla Morte?

Cosa accade nel Teatro quando la persona si confonde al personaggio in un connubio di Morte e rinascita? Cosa accade quando si oltrepassa il confine?

SABATO 19 MARZO
ore 20,30
– La Falce e il Badile di M. Spedicato
Con Michele Montironi, Stefano Poeta ed Edoardo Raiola – regia di Mattia Spedicato
– Il Canto del Cigno di A. Cechov
Con Francesco Gafforio e Antonio Gentile- Regia di Francesco Gafforio

DOMENICA 20 MARZO
ore 19,30
– Walzer di C. Carpentieri
Con Federica Turco, Crispino Truglio, Eduardo D’Orsi, Biagio Natale, Giada Laporta, Francesco Gafforio, Claudia della Corte e Carlotta Carpentieri – Regia di Carlotta Carpentieri

aps kalamos

Per info e prenotazioni
Fb : @Apskalamos
Ig: @apskalamos
Giada : 3392277650
Marianna: 3316358125
Francesco: 3331536735
C’è la possibilità di acquistare un mini abbonamento per la visione dell’intera rassegna.

La Falce e il Badile
In un paese in cui non muore più nessuno, i due becchini Zeno e Tano soffrono la fame e il freddo. Un giorno alla loro porta bussa la Morte in persona: è depressa, non ha più voglia di lavorare e cerca un alloggio. Così i due le daranno asilo e, nel disperato tentativo di tirarle su il morale e farla tornare al lavoro, dovranno imparare a convivere con lei.

Il Canto del Cigno
“Il canto del cigno” è uno studio drammatico in un atto scritto da Anton Čechov nel 1887, quando l’autore russo aveva 26 anni. Una notte Svetlovidov, un vecchio attore sessantottenne, si sveglia nei camerini di un teatro deserto, dopo essersi ubriacato e in seguito addormentato dopo uno spettacolo. Svetlovidov guarda nella “fossa nera” della platea buia per la prima volta e realizza di essere ormai vecchio e prossimo alla morte; l’ingresso inaspettato del suggeritore Nikita, che per indigenza dorme abitualmente nei camerini, porta il vecchio attore ad una confessione aperta della sua miseria esistenziale e successivamente ad accarezzare la sua paura con lo sfoggio di vecchi cavalli di battaglia grazie ai quali si rende conto che “dove c’è talento non esiste la vecchiaia”.
Il valore dell’arte nei confronti della morte, la bellezza contro l’oblio e l’angoscia che provoca, la debolezza di un corpo fragile e di un’anima malata che non può più tornare indietro: l’ultimo canto di un cigno che si è accorto troppo tardi di non aver mai volato davvero.

Walzer
Se il mondo è un palcoscenico, siamo tutti pessimi attori. ma cosa significa essere lì, su quel legno a raccontare l’ultima delle storie, e sentirsi partecipi di una vita irreale?
É una domanda senza tempo, una prospettiva inquietante che si interroga sull’attrazione, sul bisogno, sulla rappresentazione di sé.
Il teatro è un dialogo. ma con chi? con l’altro, con un pubblico o con se stessi?
e dove conduce? come in un giro di walzer, senza mai guardarsi, si torna sempre da dove si è partiti. O forse no. Un due tre… un due tre…

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