giovedì, Marzo 28, 2024
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Il primo discorso alla Camera del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto il primo discorso programmatico alla Camera dei Deputati.

All’inizio del suo discorso, il Presidente del Consiglio ha espresso la propria «emozione per la solennità del momento», e ha detto di sentire gravare tanti pesi sulle sue spalle nella giornata di oggi, tra cui quello di essere «la prima donna capo del governo di questa nazione». Meloni ha detto di percepire «la responsabilità che ho nei confronti che di tutte quelle donne che attraversano difficoltà per affermare il loro talento» e ha ricordato tutte le donne che «hanno costruito quella scala che oggi permette a me di rompere il tetto di cristallo».

«Ringrazio le donne che hanno osato, per impeto, per ragione per amore, come Cristina, Rosalie dei Mille, come Alfonsina contro i pregiudizi, Grazia, Tina, Nilde, Oriana, Samantha, Chiara, grazie per aver dimostrato valore italiane che spero di fare io», ha detto il Presidente del Consiglio.

Meloni ha ringraziato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il suo predecessore, l’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi per il «passaggio di consegne veloce e sereno», un elemento cardine delle «grandi democrazie».

Nella parte programmatica del suo discorso, poi, Meloni ha riaffermato il ruolo dell’Italia nell’Alleanza Atlantica e nell’Unione Europea. «L’Italia è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze: è stato fondatore dell’Unione Europea, dell’Alleanza Atlantica, parte del G7 e culla, insieme alla Grecia, della civiltà occidentale e del suo sistema di valori: libertà, uguaglianza e democrazia», ha detto il Presidente del Consiglio.

In riferimento al conflitto in corso in Ucraina, Meloni ha detto che «sbaglia chi crede che sia possibile barattare la libertà dell’Ucraina con la nostra libertà. Cedere al ricatto di Putin non risolverebbe il problema». Il Presidente del Consiglio ha dunque confermato l’impegno dell’Italia nel sostenere la resistenza dell’Ucraina contro l’invasione non provocata da parte della Federazione Russa.

In uno dei passaggi chiave del suo discorso, Meloni ha ribadito uno dei punti programmatici del programma della coalizione di centrodestra: una riforma costituzionale in senso presidenziale. Il Presidente del Consiglio ha detto che il modello da cui partire sarà il sistema semipresidenziale adottato in Francia, che prevede l’elezione diretta del presidente della Repubblica, e ha auspicato il confronto con le altre forze politiche. Meloni ha sottolineato, comunque, che un’opposizione pregiudiziale non frenerà l’azione del suo governo.

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i ministri del suo governo durante il discorso alla Camera dei Deputati (ANSA)

Il Presidente del Consiglio ha poi definito il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, come «un’opportunità straordinaria di ammodernare l’Italia». «Spenderemo al meglio i 68,9 miliardi a fondo perduto e i 122,6 miliardi concessi a prestito all’Italia dal Next Generation EU. Senza ritardi e senza sprechi, e concordando con la Commissione europea gli aggiustamenti necessari per ottimizzare la spesa, alla luce soprattutto del rincaro dei prezzi delle materie prime e della crisi energetica», ribadendo dunque di voler rinegoziare i fondi del PNRR, come più volte affermato durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 25 settembre.

Riguardo l’attuale emergenza energetica, causata dall’invasione russa ai danni dell’Ucraina, Meloni ha confermato la linea espressa dal governo Draghi e perseguita dall’ex ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani, che lavorerà a Palazzo Chighi come consigliere dell’attuale Presidente del Consiglio. Meloni ha detto che «l’assenza, ancora oggi, di una risposta comune lascia spazio alle misure dei singoli governi nazionali, che rischiano di minare il mercato interno e la competitività delle nostre imprese»: un chiaro riferimento al piano da 200 miliardi di euro della Germania per contrastare l’aumento dei prezzi dell’energia, criticato dalla gran parte dei governi dell’Unione Europea.

Durante il suo discorso, Meloni ha ricordato un altro punto del programma della coalizione di centrodestra: un nuovo patto fiscale. Per il Presidente del Consiglio, il patto fiscale dovrà reggersi su tre punti: la riduzione della pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma dell’Irpef; la cosiddetta pace fiscale, che Meloni ha definito tregua fiscale; la lotta all’evasione fiscale (probabilmente in contraddizione con l’introduzione della tregua fiscale, come sottolineato dal direttore del Foglio Claudio Cerasa).

Meloni ha poi sottolineato la necessità di «aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare», affermando però che per le altre persone «la soluzione non può essere il Reddito di Cittadinanza, ma il lavoro». Secondo Meloni, il modo in cui è stato presentato il Reddito di Cittadinanza, «ha rappresentato una sconfitta» per il mercato del lavoro, lasciando intendere di volerlo riformare o abolire.

Il Presidente del Consiglio, riguardo il Sud Italia, ha detto di essere « convinta che questa svolta sia anche l’occasione migliore per tornare a porre al centro dell’agenda Italia la questione meridionale. Il Sud non più visto come un problema ma come un’occasione di sviluppo per tutta la nazione. Lavoreremo sodo per colmare un divario infrastrutturale inaccettabile, eliminare le disparità, creare occupazione, garantire la sicurezza sociale e migliorare la qualità della vita. Dobbiamo riuscire a porre fine a quella beffa per cui il Sud esporta manodopera, intelligenze e capitali».

Il Presidente del Consiglio ha ricordato il momento in cui ha deciso di impegnarsi in politica: il 19 luglio del 1992, il giorno della strage di Via D’Amelio durante la quale perse la vita il magistrato Paolo Borsellino. Meloni ha detto di essere stata «spinta dall’idea che non si potesse rimanere a guardare, che la rabbia e l’indignazione andassero tradotte in impegno civico. Il percorso che mi ha portato oggi a essere Presidente del Consiglio nasce dall’esempio di quell’eroe». «Affronteremo il cancro mafioso a testa alta», ha detto il Presidente del Consiglio.

«Libertà e democrazia sono gli elementi distintivi della civiltà europea contemporanea nei quali da sempre mi riconosco. E dunque, a dispetto di quello che strumentalmente si è sostenuto, non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici. Per nessun regime, fascismo compreso», ha poi detto Meloni in quello che è stato un passaggio particolarmente importante del suo discorso.

Nella parte finale del suo discorso, Meloni ha ricordato di essere «la prima donna incaricata come Presidente del Consiglio dei ministri nella storia d’Italia» e di provenire «da un’area culturale che è stata spesso confinata ai margini della Repubblica», con riferimento all’inizio della sua esperienza politica nel Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, un partito politico italiano della Prima Repubblica di chiara ispirazione neofascista. «Rappresento ciò che gli inglesi chiamerebbero l’underdog. Lo sfavorito, per semplificare, che per affermarsi deve stravolgere tutti i pronostici. Intendo farlo ancora, stravolgere i pronostici, con l’aiuto di una valida squadra di ministri e sottosegretari, con la fiducia e il lavoro dei parlamentari che voteranno favorevolmente, e con gli spunti che arriveranno dalle critiche di coloro che voteranno contro», ha detto il Presidente del Consiglio in conclusione del suo discorso.

Il discorso era cominciato alle 11, e Meloni presenterà lo stesso testo al Senato alle 12:30. Alle 13 comincerà poi la replica dei deputati dei vari gruppi parlamentari, che dovrebbe durare fino alle 17. Alle 17:30, poi, ci sarà la replica del Presidente del Consiglio, e alle 19 è previsto il voto di fiducia alla Camera, che al Senato è invece previsto per domattina.

In base ai regolamenti parlamentari, il voto di fiducia alla Camera e al Senato avviene per appello nominale, e quindi il voto di ogni componente delle due Camere è pubblico. Per ottenere la fiducia il governo ha bisogno della maggioranza di entrambe le camere. Sarà, dunque, una formalità per l’attuale governo, che gode di un’ampia maggioranza parlamentare.

 

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