martedì, Aprile 30, 2024
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BussoLaLingua // Le origini della gestualità Napoletana

Entro la fine del 2020, sui dispositivi IOS ed Android il gesto italiano diventerà un’emoji: tuttavia, forse non tutti sanno che queste “mani a cuoppo” tanto celebri oltreoceano fanno parte della gestualità Napoletana.

In occasione di questa simpatica notizia, #BussoLaLingua indaga sulle origini del linguaggio corporeo e dei gesti partenopei: si tratta d’un viaggio assai lungo, che ci porterà fino all’antica Grecia.

Il “Gesto Italiano” diventato virale è in realtà Napoletano

Le mani a coppa sono diventate, nei mesi scorsi, virali sui social network.

Incollate nelle fotografie più diverse e disparate, sono state utilizzate come base per vignette divertenti che portavano tutte la didascalia “how italians people…” (come gli italiani…), riferendosi proprio alla tendenza degli italiani a gesticolare tanto durante le conversazioni.

Questo gesto che ha tanto colpito la fantasia di internet è un gesto che, più che italiano, è napoletano.

Ormai noto come “pincher fingers“, questa gestualità ha tantissimi significati: può infatti voler dire “ma che vuoi?“; oppure: “cosa stai dicendo?“; o ancora: “ma che stai facendo?“. Per capire precisamente cosa si voglia intendere quando si mettono le mani a coppa, determinante è il tono della voce.

L’emoji del gesto italiano

Non è noto a tutti che la standardizzazione delle emoticon è un processo affidato ad una vera e propria organizzazione, la Unicode Consortium.

Adriano Faranostartupper originario della costiera amalfitana che ha creato la propria fortuna  nella Silicon Valley grazie ad una app che riunisce notizie e video-notizie di diverse emittenti in un unico canale creando una sorta di telegiornale personalizzato sul proprio smartphone – vedendo l’improbabile successo che il gesto delle pincher fingers riscuoteva sul web, ha proposto all’Unicode Consortium di standardizzare quel gesto e trasformarlo in emoji.

La richiesta è stata (come annunciato su twitter) accettata, e così entro la fine del 2020 le mani a cuoppo saranno presenti su tutti i nostri smartphone. La notizia, già diventata virale, ha incontrato consenso ed ilarità su tutti i principali social network.

Felice che la sua proposta sia stata felicemente accettata, Adriano Farano così commenta:

Ho sempre pensato che le emoji le avessimo inventate noi italiani, in particolare a Napoli, secoli fa, con la nostra gestualità.

E questo gesto, “ma che vuò?”, tipico dei napoletani, è usato in tutto il mondo e in tutte le culture, ma non nella nostra vita digitale.

Così mi sono divertito a studiare un’emoticon che ci rappresentasse e fosse orgoglio per l’Italia.

 

Un popolo che parla col corpo

Le parole di Antonio Farano sono fondate: secondo Isabella Poggi, docente dell’Università Roma Tre, la nostra gestualità è così ricca e complicata da poter essere paragonata ad un vero e proprio linguaggio dei segni.

I partenopei, si sa, sono un popolo comunicativo – parlano con il corpo, e probabilmente le mani svelano più della voce i loro pensieri.

Provate a dire ad un napoletano di conversare senza muovere le mani, o, peggio ancora di tenerle in tasca: lo ammutolirete all’istante. I gesti sono così importanti da essere un supporto fondamentale alle parole, al punto da essere imprescindibili allo scopo di sostenere una qualsiasi conversazione.

Le origini della gestualità Napoletana: i Greci e le corna

Questa caratteristica dei napoletani ha origini molto antiche. 

Uno dei gesti più celebri della gestualità Napoletana è quello delle corna. Sono un simbolo scaramantico, certo – quando si sta per pronunciare un’ipotesi infausta, si può infatti mostrare il gesto delle corna e dire “facendo corna, ma…”, e questo dovrebbe scongiurare il verificarsi della cosa negativa di cui stiamo parlando – ma, soprattutto, sono il modo con il quale si indica una persona che è stata tradita.

Ma perché si mostrano le corna, quando una persona subisce un tradimento? Le radici di questo gesto affondano fino all’epoca dell’antica Grecia, ed in particolare al mito di Minosse.

Quando il re di Creta venne tradito dalla moglie Pasifae, questa lo tradì avendo un rapporto sessuale con un Toro bianco donato da Poseidone – che, appunto, era un essere dotato di corna. Il toro era stato donato dal dio affinché Minosse lo sacrificasse in suo onore, ma il re disobbedì, pensando che quell’animale fosse troppo bello per essere ucciso.

Poseidone si vendicò di Minosse facendo nascere in Pasifae un’insana passione nei confronti del toro. Per avere un rapporto con quell’animale chiese aiuto a Dedalo, che per la regina costruì una vacca di legno cava. Pasifae infilatasi nel marchingegno costruito da Dedalo, sì unì al toro e da quell’unione nacque il Minotauro.

Il popolo cretese ricordava il tradimento di Pasifae proprio facendo il gesto delle corna, gesto che è sopravvissuto allo scorrere dei secoli solo nella città partenopea.

La mimica degli antichi: lo studio di Andrea Jorio

Il legame tra gestualità Napoletana ed antica Grecia è stato oggetto di indagine da parte dell’etnologo di Procida Andrea Jorio.

A cavallo tra il 1700 ed il 1800, lo studioso scrisse una celebre opera intitolata “La mimica degli antichi investigata nel gestire Napoletano“.

Andrea Jorio arrivò alla conclusione che ci fosse un collegamento tra il gesticolare tipico dei napoletani e i Greci a partire dallo studio di alcuni vasi antichi, sui quali erano raffigurate delle figure che si muovevano, assumendo pose davvero molto simili a quelle che Jorio poteva riscontrare nei suoi contemporanei partenopei.

La gestualità Napoletana oggi

Ancora oggi la gestualità è particolarmente importante per i Napoletani.

Il gesto delle “mani a cuoppo” e le corna di cui abbiamo già parlato non sono gli unici esempi di gesti popolari che ancora oggi vengono utilizzati. Le fattispecie ancora in uso sono tantissime, e sarebbe impossibile descriverle tutte: per questo ci limiteremo alle tre più famose:

  • Mannaggia!: per dire “mannaggia” (espressione di cui abbiamo già discusso qui), si può mettere una mano completamente aperta tra i denti. La mano così posta servirebbe a frenare la lingua e a non lasciarsi andare ad improperi ben peggiori.
  • Ma perché?: per esclamare con i propri gesti un esasperato “ma perché?“, oppure un “ma chi te l’ha fatto fare?” sarà sufficiente unire le proprie mani – un po’ come se fosse una preghiera – e muoverle portandole prima vicino al torace e poi allontanandole.
  • Si sono proprio trovati!: per indicare che due persone stanno bene insieme o che fanno comunella c’è un gesto decisamente molto semplice da fare: sollevare gli indici di entrambe le mani ed unirli ripetutamente.

 

 

Adesso che conoscete qualche gesto in più ed anche il motivo per cui a Napoli si gesticola tanto potrete agitare le vostre mani, durante le vostre conversazione, con cognizione di causa.

Quando poi arriverà l’emoji del “gesto napoletano” sui nostri cellulari, potremo utilizzarla con una punta d’orgoglio ed anche, naturalmente, un pizzico di ironia.

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