giovedì, Maggio 2, 2024
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La storia di Maddalena Cerasuolo, la partigiana che salvò la Sanità

Maddalena Cerasuolo è una figura forse non conosciuta abbastanza, ma di grande importanza popolare. Fu partigiana, ventitreenne, durante le Quattro Giornate del 1943, servizio che le valse una medaglia di bronzo al valor militare. È il simbolo della resistenza nella città di Napoli in quella che fu la la prima rivolta al fascismo dopo la resa italiana e l’inizio della guerra civile. Il 25 Aprile partì proprio lì: occorre dunque commemorare la festa della Liberazione ricordandone uno dei maggiori eroi.

La storia di Maddalena durante le Quattro Giornate

Tutto iniziò il 29 settembre del 1943, la terza delle Quattro Giornate di Napoli. Maddalena avvistò a via Santa Teresa un sidecar pilotato da due ufficiali tedeschi, che fermarono un vecchio cercando di sapere dove si trovasse il Ponte della Sanità. Nel panico, corse a casa ad avvisare il padre che avvertendo il pericolo le ordinò di cercare aiuto. Arrivata sul ponte assieme ad altri trovarono un foro, nel quale si nascondeva un tedesco con un filo di esplosivo che attraversava il ponte. Ci fu un rapido scambio di proiettili, da cui il soldato fu ucciso. Un secondo ufficiale nazista tentò di raggiungere il detonatore, ma il tenente Dino del Prete riuscì a strappare i fili, fermandolo.

Il 15 ottobre 1943, poco tempo dopo, degli sconosciuti si presentarono a casa Cerasuolo a Materdei: erano due agenti inglesi, che stavano cercando proprio Maddalena, venuti a sapere della sua azione eroica nelle quattro giornate. Le chiesero di prendere parte a delle azioni di spionaggio. Lei non rispose, aspettando una risposta, un’autorizzazione forse, da parte del padre. Ricevette soltanto una raccomandazione: Vai! Ho una sola raccomandazione, nun portà scuorno a casa. 

Partì, partendo per Ischia dove gli inglesi la addestrarono e il suo servizio come collaboratrice iniziò il 21 Ottobre.

L’ingresso nella Resistenza

Seguirono una serie di operazioni di scarso successo per oltrepassare le linee nemiche, che la portarono in Corsica e fino a Bastia, con l’obiettivo di sabotare, una volta in Liguria, siti militari del nemico. Imbarcata su di un sommergibile partì per Genova, dove il destino stravolse i suoi piani. Doveva avere un contatto con dei partigiani, ma fu avvicinata da una jeep con a bordo dei fascisti che la interrogarono, col sospetto fosse una spia. Lei, mostrando una cartolina, sosteneva di dover raggiungere un suo zio Luigi a Sanremo, avendo perso l’intera famiglia a causa dei bombardamenti. Fu tanto convincente non soltanto da riuscire a raggiungere Sanremo, ma anche da farsi liberare e far piangere suo zio. Prima di lasciarla, i fascisti la avvisarono che se avessero scoperto che li aveva ingannati avrebbero fucilato entrambi.

L’operazione si concluse in un nulla di fatto, e in seguito Cerasuolo fu paracadutata oltre le linee nemiche (che si trovavano, in quel momento, fra Roma e Montecassino). Ivi raccolse informazioni sotto falsa identità, come cameriera dell’artista Anna D’Andria con cui era in combutta. L’8 Febbraio 1944 la sua attività con i servizi segreti inglesi cessò, sebbene lei fosse disposta a continuare.

 

 

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