lunedì, Aprile 29, 2024
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Se le madri abbassassero le braccia, il cielo cadrebbe

Se le madri abbassassero le braccia, il cielo cadrebbe.

– Semicit. di un proverbio africano

 

A tutte le madri nel mondo.
A chi lo è, a chi lo è stata ed ora non lo è più, ma sempre lo sarà.
A chi non lo è, ma farebbe di tutto per esserlo.
A chi lo ha scelto, a chi non lo ha scelto, ma è andata avanti comunque. A chi non lo ha scelto ed ha preso decisioni dolorose.
A chi lo è diventata, per amore o per desiderio.
A chi non ha potuto esserlo.
A chi ha desiderato un/a bambino/a con tutta se stessa, anche se non è nato/a come figlio/a suo/a.
Perché i figli sono di chi li fa, ma anche di chi li cresce.
A chi lo è stata per nove mesi ed ha scelto il futuro migliore per lei o per lui, anche se questo voleva dire separarsene per sempre. Anche se questo voleva dire amarla/o troppo.
A chi lo è stata per meno di nove mesi.
A chi tenta e ritenta.

Alle donne che aiutano altre donne a diventare madri.
Alle donne che contribuiscono a realizzare il sogno d’amore di altri. Perché una nuova vita non è mai un oggetto, se non un pensiero tanto desiderato da divenire realtà.
Alle donne che crescono i figli degli altri.
Alle donne che fanno del loro meglio per essere buone madri. Perché riuscire ad esserlo è la cosa più facile e più difficile a questo mondo.
Alle madri che restano a casa coi figli e alle madri che vanno a lavoro per i figli. Alle madri che chiedono aiuto e a quelle che non lo chiedono, anche se ne hanno bisogno.
Ogni scelta, di qualsiasi tipo essa sia, è fatta in nome dell’amore.
Alle donne che saranno madri e a quelle che non lo saranno mai. Sì, anche a queste ultime.
Alle donne che hanno deciso di non esserlo. Sì, anche quelle, perché ciò non le rende un po’ meno donne o donne incomplete.

Un/a figlio/a dovrebbe essere una scelta d’amore, ma non sempre lo è. A volte è voluto, altre no.
A volte è previsto, altre volte accade senza preavviso.
Può essere un sogno che diventa realtà o un pensiero che resta tale.
Può essere un rimpianto o un rimorso. Difficilmente lo si ammette, ma è così. Perché madri non si nasce, lo si diventa. Tra mille difficoltà. Diventare madri e poi essere madri è l’impegno più terrificante che esista. Le cattive madri esistono, ma non lo sono mai per scelta.

Un/a bambino/a è un’idea nata nel cuore di chi lo desidera, un’idea che prende forma ad ogni costo e viene alla luce. Oppure no, a volte non ci riesce e resta solo il buio.
Un/a bambino/a può essere un dono altruista per chi saprà amarlo incondizionatamente. Perché genitori lo si diventa e nessuna vita deve essere oggettivata o asservita a battaglie futili e ignobili.
Perché una nuova vita è una gioia, ma anche e soprattutto un impegno, per il quale è quasi impossibile essere del tutto preparati. Ma questo non è un errore né una mancanza.

Infine, un/a figlio/a non è un dono di Dio. I figli e le figlie sono frutto dell’amore di una madre, delle sue sofferenze e dei suoi sacrifici. E se metterli al mondo è stata o meno una scelta, la prova d’amore più grande in assoluto è quella di agire in virtù del loro bene, a prescindere dal volere di una madre. E se questo vuol dire essere una cattiva madre, allora ben vengano le cattive madri.

 

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Maria Rita Balletta
Maria Rita Balletta
Studentessa di Giornalismo ed Editoria presso l'Università di Roma Tre. Appassionata di Cultura, Ambiente e Sport.
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