martedì, Dicembre 10, 2024
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Carenza di ventilatori: aziende campane pronte alla produzione. Cosa manca?

Diverse aziende sarebbero disponibili a riconvertirsi per produrre ventilatori polmonari, ma manca il know-how. L’avvocato Acanfora: «Il Sud vuole dare una mano, però qualcuno risponda alla nostra offerta di disponibilità.»

Durante l’edizione serale del 26 marzo 2020 del TG Regione Campania, è andato in onda un servizio che sembra mettere in luce alcune criticità inerenti alla emergenza ventilatori polmonari. I ventilatori sono strumenti essenziali nelle terapie intensive, per salvare la vita di persone positive al Coronavirus che versano in condizioni molto gravi.

La questione sanitaria

La disponibilità di ventilatori polmonari è piuttosto carente in Campania, regione nella quale si sta cercando di arginare il contagio, per evitare il pericoloso dilagare del Covid-19, che avrebbe, come conseguenza drammatica, la saturazione del sistema sanitario regionale.

Già alcuni giorni fa, il governatore della regione, Vincenzo De Luca, aveva richiamato l’attenzione sulla mancata consegna del materiale sanitario richiesto alla Protezione Civile (una parte delle forniture è stata, poi, consegnata, dopo il richiamo del governatore). Durante la sua diretta pomeridiana del 27 marzo, Vincenzo De Luca ha, poi, evidenziato la questione dei ventilatori polmonari, i cui numeri messi a disposizione della Campania sono ancora gravemente insufficienti. De Luca ha affermato che, allo stato attuale, sono stati consegnati 7 ventilatori (5 arrivati la settimana scorsa, 2 ieri), rimarcando che 10 giorni fa era stato garantito l’arrivo di ben 225 ventilatori e 621 caschi. Intanto, in Campania è attesa nella giornata di lunedì 30 marzo la consegna di altri 16 ventilatori polmonari. A questi si aggiungono anche le donazioni effettuate da diverse persone e aziende campane. I numeri, tuttavia, restano al momento piuttosto bassi.

La produzione di ventilatori

È in questo contesto che si inserisce l’iniziativa di alcuni imprenditori del settore industriale di Napoli, come reso noto dal servizio messo in onda dal TG Regione Campania. Questi imprenditori campani, in collaborazione con aziende pugliesi e altre del Nord Italia ed estere, hanno dato la loro piena disponibilità a riconvertire la propria linea produttiva, per realizzare ventilatori polmonari. Queste aziende si sono unite e hanno deciso di mettere a disposizione i propri operai (più di 1000) e i propri macchinari a chiunque voglia collaborare condividendo il proprio know-how, ovvero le conoscenze circa la progettazione dei ventilatori stessi.

«Le migliori aziende aeronautiche e meccatroniche della Campania – ha dichiarato l’avvocato Francesco Acanfora, Consorzio ASI Napoli, ai microfoni del TG Regione Campania – a cui poi se ne sono aggiunte subito altre della Puglia, hanno raccolto immediatamente questo appello, offrendo a disposizione della Siare o di qualsiasi altro Ente ne potesse giovare, le proprie linee produttive, che sono state offerte alla riconversione in questo periodo di emergenza.»

Insomma, iniziativa molto promettente, posto che vengano condivise le conoscenze tecniche sulla produzione dei ventilatori. Ma il problema è proprio questo: il know-how, ovvero il saper costruire un ventilatore. Ad avere il brevetto è la Siare, unica in Italia che li produce. Perciò, le aziende hanno scritto, singolarmente e in forma collettiva, alla bolognese Siare, esprimendo non solo la propria disponibilità a collaborare al fine di produrre, durante questa emergenza mondiale, ventilatori polmonari, ma anche evidenziando la natura collaborativa dell’iniziativa, asserendo di essere «disponibili a sottoscrivere patti di non concorrenza, nel rispetto delle loro privative industriali» – come riportato da Acanfora.

L’appello

Eppure, gli imprenditori restano ancora in attesa di una risposta, senza la quale sarà impossibile procedere con la produzione. I tempi per l’ideazione e lo sviluppo di un modello di ventilatore ex-novo sarebbero, infatti, troppo lunghi e incompatibili con la veloce diffusione dell’epidemia di Coronavirus e il bisogno, sempre maggiore, di ricoveri in terapia intensiva. A questo proposito, Acanfora ha sottolineato che sarebbe, dunque, sicuramente «più utile che chi ha già il know-how lo condivida».

«Ci siamo rivolti anche all’Unità Nazionale di Emergenza della Protezione Civile – ha dichiarato Acanfora – mettendo a disposizione le linee di ingegneria delle aziende, oltre alla produzione delle aziende. Il Politecnico di Bari ha aderito; la Federico II di Napoli pure. Ha aderito un’azienda di Lodi che fa componenti elettronici per i respiratori. Ha aderito un’azienda inglese. Siamo soltanto in attesa di qualcuno che condivida con noi i suoi progetti. L’obiettivo è collaborare, cioè la spinta è solidaristica. Il Sud vuole dare una mano. Possono servire alla Lombardia, possono servire a tutta Italia. Però qualcuno risponda alla nostra offerta di disponibilità

Nella speranza che qualcuno accolga presto questo appello, le aziende si dicono ancora pronte alla collaborazione e disposte alla riconversione della produzione.

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