venerdì, Marzo 29, 2024
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#BussoLaLingua // Perché si dice “Vedi Napoli e poi Muori”?

“Vedi Napoli e poi Muori”: qualsiasi napoletano e anche chiunque si sia trovato a passeggiare tra le strade della città partenopea ha sentito questo modo di dire decine, centinaia di volte.

Questa frase è stata declinata in così tanti modi, interpretata in maniere così diverse che sembra impossibile scoprire quale sia il suo vero, autentico significato – ma, per fortuna di tutti gli appassionati lettori della nostra rubrica, #BussoLaLingua questa settimana dedica l’appuntamento del lunedì alla ri-scoperta delle origini, delle leggende e delle trasformazioni che riguardano quest’aforisma così tanto usato.

Tra scrittori innamorati, vino e streghe buone, ecco perché si dice “Vedi Napoli e poi Muori”.

Goethe a Napoli

Viaggio in Italia

Le parole “Siehe Neapel und stirb. // Vedi Napoli e poi muori.” furono scritte da Johann Wolfgang von Goethe, il celeberrimo scrittore tedesco, autore – tra gli altri – di una delle più apprezzate versioni del Faust.

Goethe, come molti dei giovani intellettuali europei, dedicò una parte della propria vita all’arte del viaggiare negli altri stati del continente. Dai suoi peregrinaggi in Italia, che forse lo appassionarono più di altri, derivò anche un volume appartenente al genere della letteratura di viaggio – intitolato semplicemente “Viaggi in Italia“.

Io parto in questo viaggio meraviglioso non per ingannare me stesso, ma per imparare a conoscere me stesso.

Furono tante le città che Goethe apprezzò, ma, tra tutte, fu certamente Napoli a rubargli il cuore.

A Napoli Goethe scoprì l’arte del buon vivere e della convivialità partenopea – la ricerca di una vita senza affanni da parte di un popolo che in realtà era iperattivo e che non faceva che riempire le strade di feste, canzoni e manifestazioni che si susseguivano quasi senza sosta.

Tutti, a modo loro, non lavorano soltanto per vivere ma per godere e tutti badano a ricrearsi persino nel lavoro della vita.

La pazza Gioia

Del terzo giorno del suo soggiorno a Napoli, estatico Goethe scrive:

Oggi mi sono dato alla pazza gioia, dedicando tutto il mio tempo a queste incomparabili bellezze.

Napoli lo distoglie per la prima volta dai suoi doveri; lo distrae, lo ispira, come lui stesso scrive “alla poltroneria”.

La città lo ammalia, lo rapisce: Goethe si innamora di Napoli. Scrive infatti:

Napoli è un paradiso. Tutti vivono in una specie di ebbrezza e di oblio di se stessi. A me accade lo stesso. Non mi riconosco quasi più, mi sembra di essere un altro uomo. Ieri mi dicevo: o sei stato folle fin qui, o lo sei adesso.

Tra Dio e Satana

Lo scrittore fu conquistato in egual misura dalla bellezza dei paesaggi, dal buon clima e dalla popolazione; ciò che lo appassionava era il conciliarsi degli opposti, il loro armonioso convivere.

L’inimitabile e paradisiaco azzurro del mare e del cielo di Napoli, la bellezza dei monumenti convivevano con l’odore sulfureo che arrivava sia dai Campi Flegrei che dal Vesuvio: il pernicioso nero del vulcano contrastava così nettamente con il resto del panorama da stupire e ammaliare Goethe.

Riguardo questo coesistere di meraviglia e terrore, di paradiso ed inferno, scrisse:

La terribilità contrapposta al bello, il bello alla terribilità: i  Napoletani sarebbero senza dubbio diversi se non si sentissero costretti fra Dio e Satana.

Vedi Napoli e poi (puoi) morire

L’animo di Goethe, durante il suo soggiorno nella città partenopea, venne rapito e trasformato in qualcosa di nuovo e diverso – addolcito in una forma che prima non possedeva.

Goethe partì da Napoli alla volta della Sicilia, di Palermo, che amò tantissimo; ma poi tornò a Napoli, di nuovo, prima di tornare in Germania, richiamato alla città come dal canto della sirena Partenope.

L’autore avrebbe sempre sentito, da allora, nostalgia di Napoli; a suo dire, Napoli offre tutto ciò che è necessario alla vita ed alla conoscenza di se stessi. Dopo Napoli non c’è bisogno di vedere null’altro – le palpebre potrebbero abbassarsi per un’ultima volta e si potrebbe lasciare questa vita terrena pienamente soddisfatti e compiuti, ancora “pazzi di gioia” per ciò di cui la città ci ha permesso di godere.

Scrive Goethe:

Siehe Neapel und stirb. // Vedi Napoli e poi muori.

 

Il Vino della Strega

Esiste anche una leggenda, una favola riguardo questo modo di dire: si parla, ancora una volta, di una Strega e dei suoi sortilegi.

Si dice che vivesse a Napoli una strega di nome Raziella.

Raziella era una strega di buon cuore, gentile, che si prodigava per aiutare il prossimo. Era molto abile nelle arti magiche ed era particolarmente brava nel mescere pozioni molto potenti; decise così di sfruttare le sue abilità per alleggerire le vite di coloro che avevano la fortuna d’incontrarla.

Questa strega buona preparava pozioni d’ogni tipo, ma ce n’era una che le veniva meglio di tutte le altre. Raziella preparava infatti un vino magico, che aveva il potere di far dimenticare le pene d’amore a chiunque ne bevesse anche un solo sorso – in verità, la miscela stregata era così potente da far dimenticare a chi la beveva qualsiasi cosa, anche il proprio nome.

In quel tempo tanto lontano si recavano a Napoli tutti coloro che avevano problemi di cuore: si diceva che il buon clima ed il bel paesaggio aiutassero le ferite dell’animo a guarire più in fretta.

Era in effetti vero: talvolta bastava trascorrere un po’ di tempo nella città partenopea perché pian piano il dolore di un perduto amore svanisse; purtroppo, però, non era sempre così. Ogni tanto Raziella incontrava dei giovani che non riuscivano proprio a dimenticare la fanciulla che aveva loro spezzato il cuore – ed allora la strega proponeva loro di assaggiare il suo vino.

I più disperati accettavano: erano disposti a rinunciare a tutto, anche alla propria identità ed al proprio nome per dimenticare il dolore del rifiuto o della morte dell’amata. E allora si bagnavano le labbra del vino di Raziella e davvero dimenticavano ogni cosa: erano come morti – e da quella morte, dalla fine della loro vita precedente e dei ricordi, rinascevano.

Per questo, secondo questa leggenda, si dice “Vedi Napoli e poi Muori”: a Napoli chiunque poteva bere il vino della strega buona e ricominciare una nuova vita.

Vedi Napoli e poi Muori

Napoli è una città diversa, nel bene e nel male, da tutte le altre.

Che si sia più o meno propensi a credere alle streghe ed alle leggende, è innegabile che in sé possieda una certa magia: nella realtà come nelle favole, finisce sempre per trasformare l’animo di chi vi si reca anche solo per un breve periodo; prende i cuori degli uomini e li trasforma in qualcosa di diverso.

Che sia dunque per un incanto o per la sua bellezza, Napoli è, nella sua unicità, una città da vedere – da godere – almeno una volta nella vita.

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